Audizione Senato. Voluntary disclosure ad ampio raggio ma con aggiustamenti

Pubblicato il 21 novembre 2014 Nell’audizione del 20 novembre 2014 in commissioni riunite Giustizia, Finanze e Tesoro del Senato, che stanno esaminando il disegno di legge sulla voluntary disclosure, è intervenuto anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, a ribadire l’opportunità che il Parlamento approvi al più presto il disegno di legge sul rientro dei capitali in Italia.

Per la Orlandi, infatti, si tratta di una sfida importante per il nostro Paese, che vede l’Agenzia delle Entrate pronta ad intervenire in modo aperto e impegnato soprattutto perché “la lotta ai fenomeni di rilevante evasione fiscale” viene ora avvalorata da un’altra “coerente iniziativa normativa di carattere penale consistente nell’introduzione nel nostro ordinamento del reato di autoriciclaggio”.

Secondo il numero uno delle Entrate, la sfida al rientro dei capitali detenuti illecitamente all’estero, anche grazie all’applicazione di sanzioni ridotte, verrà vinta solo se verrà inaugurato un nuovo percorso di dialogo con i contribuenti che intendono intraprendere la strada della legalità fiscale.

L’obiettivo del ripristino della legalità fiscale è infatti da considerare non solo prioritario, ma anche ambizioso dovendosi riferire non solo al nostro Paese, ma all’intero contesto internazionale.

Parere del Consiglio nazionale dei commercialisti

Affinchè il disegno di legge sul rientro dei capitali detenuti all’estero si trasformi realmente in uno strumento importante ai fini dell’adeguamento dell’ordinamento italiano alla necessità di contrastare le attività illecite servono, però, degli aggiustamenti che rendano la procedura di collaborazione volontaria più accessibile.

Questo il parere del Consiglio nazionale dei commercialisti espresso sempre nel corso dell’audizione presso le commissioni riunite del Senato.

Tra le proposte avanzate dalla categoria professionale, per evitare che l’operazione rientro dei capitali detenuti all’estero si trasformi in un flop, quella di mantenere l’anonimato nella prima fase di accesso alla procedura di disclosure e quella di introdurre l’obbligo del contraddittorio preventivo.
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