Accordo reciproco Italia-Svizzera. Lavoratori frontalieri con tassazione concorrente

Pubblicato il 14 ottobre 2015

Prosegue il confronto tra i tecnici del Mef e i rappresentanti del Governo svizzero per la revisione dell’accordo sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri, sulla base dell'accordo firmato il 23 febbraio 2015 tra Italia e Svizzera sullo scambio automatico di informazioni, che contiene anche la roadmap con i principi di fondo per il nuovo regime tributario relativo ai cittadini italiani residenti nelle zone di confine e che lavorano in Svizzera.

Documento del Mef

Il 13 ottobre sul sito del Mef è stato pubblicato un documento dal titolo “I lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Carburante di qualità nel motore dell'economia elvetica, in particolare ticinese” per fare il punto sulla situazione.

Il documento, che si articola in oltre 40 pagine, contiene dati e statistiche su molteplici aspetti del fenomeno tra cui i flussi dei frontalieri, il trattamento fiscale attuale e quello prospettico, il sistema di previdenza e le misure di welfare.

Accordo reciproco

A seguito dell'accordo siglato tra i due Paesi interessati dal fenomeno dei lavoratori transfrontalieri, si è giunti ad un'intesa reciproca che vuole regolare la tassazione non solo dei frontalieri italiani, che lavorano in Svizzera e a cui si applicano solo le imposte in Svizzera più basse di quelle italiane (con ritorni finanziari per i Comuni di confine italiani), ma anche dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia.

La tassazione, infatti, ora sarà concorrente e non più esclusiva in Svizzera.

Nel Paese in cui si esercita l'attività prevalente verrà applicata una ritenuta alla fonte, fino ad un massimo del 70% di quanto dovuto in coerenza con le rispettive legislazioni domestiche; nello Stato di residenza, invece, verranno applicate le proprie imposte sui redditi, con detrazione di quanto assolto alla fonte nell'altro Stato.

Dunque, la tassazione definitiva sarà quella del Paese di residenza con un adeguamento graduale e non sarà più possibile effettuare la compensazione finanziaria tra i due Stati.

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