Il 13 ottobre 2017 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto legge fiscale collegato alla Manovra finanziaria (comunicato stampa n. 50/2017). Il Decreto Legge è atteso ora in Parlamento, dove sarà immediatamente efficace, anche se dovrà essere convertito entro 60 giorni per evitare di decadere da ogni effetto, come previsto dalla nostra Costituzione (art. 77 comma 3).
Il provvedimento introduce disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili, anticipando alcune misure - su cui c'era grande attesa – che andranno a completare quanto verrà in seguito approvato con la Legge di bilancio 2018, il cui disegno di legge è atteso all'esame del CdM lunedì 16 ottobre.
Tra le misure entrate nel Collegato fiscale, in primo luogo, la neutralizzazione dell'aumento dell'Iva a partire dal prossimo 1° gennaio, l'estensione della definizione agevolata dei carichi fiscali e contributivi e l'estensione dello split payment a tutte le società controllate dalla P.A..
Una parte del Dl è, poi, dedicato ad un pacchetto di norme pensate con lo scopo di mettere in sicurezza asset strategici del nostro sistema produttivo, sia per quanto riguarda le grandi aziende in crisi (alcune delle quali interessate da trattative per la cessione) sia per fronteggiare eventuali acquisizioni predatorie.
Questa parte del decreto si fonda su quattro norme: Alitalia, Fondo grandi imprese in crisi, Revisione disciplina Golden Power, “Anti-scorrerie”.
Come si legge nel comunicato stampa n. 50/2017, la prima misura varata dal Governo è quella che prevede lo stanziamento di un miliardo di euro per la “sterilizzazione” delle clausole Iva che pesano sul 2018. Si tratta di un'operazione che mira a disinnescare completamente gli aumenti dell'Imposta sul valore aggiunto per oltre 15,7 miliardi di euro per il prossimo anno. Il primo miliardo di euro impiegato in tale operazione verrà recuperato dalla riapertura della rottamazione delle cartelle esattoriali della nuova Agenzia Entrate-Riscossione.
In seguito, nella Legge di Bilancio 2018 verranno stanziate ulteriori risorse per bloccare le clausole di salvaguardia Iva non solo per il 2018, ma anche per gli anni successivi, compatibilmente con gli spazi di finanza pubblica disponibili.
Il primo tentativo da fare già nel prossimo anno è quello di evitare che l’aliquota Iva al 10% salga all’11,50% e che l’aliquota del 22% salga al 25%.
Il decreto fiscale approvato “salvo-intese” dal CdM di venerdì 13 ottobre ha disposto la riapertura della sanatoria delle cartelle esattoriali da cui sono attese gran parte delle risorse finanziarie necessarie per bloccare fin da subito l’Iva, oltre che reperire un'altra parte di gettito necessario per il buco creato dallo scarso successo della Voluntary disclosure bis che non ha raggiunto gli 1,6 miliardi di euro attesi.
Con la proroga della cosiddetta definizione agevolata delle cartelle si aprono due nuove strade:
- sia per i contribuenti che erano stati esclusi dalla prima definizione agevolata dei carichi pendenti, in quanto al 24 ottobre 2016 avevano piani di dilazione in corso con l’ex Equitalia e non erano in regola con i pagamenti (non avendo versato tutte le rate scadute al 31 dicembre 2016). Tale facoltà può essere esercitata presentando istanza all’agente della riscossione entro il 31 dicembre 2017;
- sia per i debitori più recenti che risultano titolari di carichi affidati alla riscossione da gennaio a settembre 2017, che ora potranno avvalersi della definizione agevolata, mentre prima ne erano esclusi in quanto la precedente “rottamazione” comprendeva i carichi fino al 31 dicembre 2016. Questi nuovi contribuenti dovranno presentare domanda entro il 15 maggio 2018 e il pagamento delle somme dovute dovrà essere effettuato in un numero massimo di cinque rate di pari importo nei mesi di luglio, settembre, ottobre e novembre 2018 e febbraio 2019.
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