Telefisco 2020. Miani su aliquote Irpef e ruolo Ordini professionali

Pubblicato il 31 gennaio 2020

Nel corso della seduta inaugurale del convegno Telefisco 2020 è intervenuto anche il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, Massimo Miani.

Il suo discorso si è concentrato sul tema della riforma fiscale e della difesa del ruolo degli Ordini professionali.

Il presidente del Cndcec ha seguito l’intervento di apertura del ministro dell’economia Gualtieri, che ha ribadito l’intenzione del Governo di mettere a punto una riforma fiscale da definirsi compiutamente entro la fine dell’anno. Entro aprile è annunciato, infatti, un disegno di legge delega sulla riforma fiscale, mentre i relativi decreti delegati dovrebbero essere approvati prima della fine del 2020.

I commercialisti hanno accolto con positività la notizia, ritenendo il prossimo cantiere sul fisco “ormai indifferibile”.

Miani ha commentato come secondo lo stesso ministro Gualtieri “il sistema fiscale italiano ormai è diventato insostenibile. E’ evidente che l’Irpef si è completamente snaturata rispetto a quando era stata istituita. Prima le imposte sostitutive e le cedolari hanno escluso alcuni redditi dall’imposta progressiva. Poi i bonus, le varie detrazioni, la flat tax hanno snaturato definitivamente tutta la progressività”.

Osservando, al riguardo, come oggi “l’Irpef sia ormai un’imposta che non colpisce più le persone fisiche in modo uniforme a parità di reddito”, il Presidente Miani ha suggerito “che bisogna intervenire principalmente sulle aliquote dei redditi medi, perché le aliquote del 38% e dei 41% sono veramente molto, molto elevate”.

La proposta della categoria è quella di estendere l’aliquota del 27% dai 28mila ai 55mila euro, con un costo stimato di circa di 10 miliardi che produrrebbe, secondo i commercialisti, una situazione di maggiore equità fiscale.

Cndcec su ruolo degli Ordini professionali

Nel corso del suo intervento, il Presidente Cndcec si è soffermato anche sul tema del riconoscimento del ruolo degli Ordini professionali.

Miani ha ricordato, infatti, proprio la ragione per cui gli Ordini sono stati istituiti. Essi hanno la finalità di garantire la qualità di determinate prestazioni, di garantire diritti previsti dalla costituzione, come quello alla difesa e alla salute, e di garantire la tutela della legalità.

Il ragionamento di Miani è che se si ritiene che i professionisti iscritti agli Ordini debbano svolgere queste funzioni, bisogna attribuirgliele e distinguerle da quelle degli altri soggetti. In caso contrario, se queste stesse funzioni si attribuiscono indiscriminatamente a tutti, “gli iscritti agli Ordini professionali finiscono per essere esclusivamente penalizzati”.

Il Presidente auspica che su questo tema possa aprirsi “un dibattito franco”: i tempi sono maturi.

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