Sospensione appelli in materia cautelare. Penalisti romani in agitazione

Pubblicato il 31 agosto 2017

Proclamato lo stato di agitazione dei penalisti romani da parte della Camera penale di Roma, con riserva di azionare l’adozione di ulteriori provvedimenti all’esito della richiesta di revoca del provvedimento di sospensione degli appelli ex art. 310 c.p.p.

Il motivo dell’agitazione, la temporanea chiusura improvvisa della Sezione del Tribunale del riesame che si occupa degli appelli delle persone sottoposte a misure cautelari, a causa della carenza di organico dovuta all’uscita di due giudici. Sospensione comunicata con un mero avviso affisso fuori la porta della cancelleria, senza che sia specificata alcuna motivazione, recante il semplice messaggio: “per disposizione del presidente di questa sezione, la fissazione degli appelli è sospesa dal 1° settembre al 31 ottobre 2017, fino a nuova disposizione”. Non saranno pertanto fissate, per ben due mesi, le udienze in materia di libertà personale ex art. 310 c.p.p.

Trattasi di “un provvedimento di sospensione che si pone in totale contrasto con le disposizioni del codice che appunto, in materia di libertà personale, sono particolarmente attente a garantire al cittadino una rapida decisione”, si legge nel comunicato della Camera penale di Roma del 29 agosto 2017.

Così disponendo – affermano ancora i penalisti – “il Tribunale è ancora una volta venuto meno a quella funzione di tutela dei valori supremi cui, in qualità di organo di giustizia, dovrebbe essere costantemente preposto ed ha così inspiegabilmente abdicato al compito di garantire quei principi costituzionali, in primis la libertà personale e l’inviolabilità del diritto di difesa, di cui tutti gli individui, soprattutto quelli privati della libertà personale, dovrebbero poter beneficiare senza riserve. Né ai cittadini viene fornita alcuna motivazione a fondamento della disposta sospensione. Pur risultando arduo ipotizzare che possa verosimilmente sussistere una qualche spiegazione idonea a giustificare il sacrificio dei principi costituzionali in questione.”

Alla luce di tutto ciò, la Camera penale romana, ufficialmente proclamando lo stato di agitazione, chiede che venga immediatamente revocato il provvedimento di sospensione ed anzi, insiste affinché venga assicurata la fissazione delle udienze previste dall’art. 310 c.p.p. non oltre il termine di 20 giorni dalla presentazione degli appelli, così come previsto dalla legge e come avviene nella gran parte dei Tribunali italiani.

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