Consiglio e Fondazione nazionale dei commercialisti rilevano nel documento “Modello 231 e fattori ESG: l’importanza di una virtuosa connessione”, elaborato dal “Gruppo di lavoro interdisciplinare ESG-231”, come siano stringenti le relazioni intercorrenti tra le tematiche ESG e il framework normativo fornito dal D.Lgs. 231/2001.
Si tratta del sistema di compliance “231” e della sostenibilità e dei fattori ESG (Environmental Social Governance).
Il documento è stato presentato a mezzo dell'informativa Cndcec n. 92 del 12 luglio 2024.
Viene analizzato l'impatto di dei fattori di sostenibilità sul modello organizzativo del decreto 231.
Le recenti leggi hanno modificato le regole per le organizzazioni aziendali, introducendo nuovi standard per la gestione delle crisi aziendali e per l'importanza delle politiche di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG), come indicato dalla Direttiva europea CSRD del 2022. Queste modifiche evidenziano quanto sia fondamentale per le imprese avere sistemi di governo efficaci per prevenire le crisi e gestire i rischi, garantendo così un valore aggiunto non solo per gli azionisti ma per tutti gli interessati e la società in generale.
Il decreto legislativo 231 del 2001, pur essendo una legge di vecchia data, si è rivelato uno strumento vitale nel contesto attuale, soprattutto per la sua capacità di prevenire i reati. Nonostante ciò, l'adozione del modello 231 è ancora limitata, specialmente tra le piccole e medie imprese, che sono un pilastro dell'economia italiana. Oltre alla prevenzione dei reati, il modello 231 può svolgere un ruolo chiave nel supportare decisioni aziendali che promuovono la creazione di valore in una prospettiva ESG.
Dal punto di vista della governance, il modello 231 è uno strumento di gestione che permette di tracciare i processi e valutare rischi e responsabilità, adeguandosi perfettamente alle necessità di sviluppare strutture organizzative proporzionate alla grandezza e complessità dell'azienda. Queste strutture non solo aiutano a identificare e gestire le crisi tempestivamente, ma facilitano anche la corretta gestione dei rischi, essenziali per la sostenibilità e lo sviluppo dell'impresa.
Con il documento del Cndce/FNC si mira a consapevolizzare quanto gli standard ESG possano essere integrati nella gestione quotidiana delle imprese, offrendo così strumenti pratici ai consulenti impegnati sia nel settore della sostenibilità sia in quello della conformità normativa.
La complessa trasformazione del sistema comporta che i fenomeni ESG siano considerati fattori di rischio; come tali devono essere esaminati, assegnati, monitorati e controllati all'interno del piano aziendale.
In sostanza, nella versione più avanzata delle pratiche di business e della finanza orientata alla sostenibilità, emerge un modello in cui i criteri ESG non sono più visti come ostacoli agli obiettivi di profitto, ma sono integrati come obiettivi centrali nei piani strategici dell'impresa. Pertanto, è cruciale esaminare come questi elementi essenziali influenzano la stabilità e la sostenibilità a lungo termine delle aziende.
Ai sensi del D.lgs. 231/2001, la responsabilità dell’ente si ravvisa quando le fattispecie di reato contenute nell’elenco di reati previsti dal decreto sono commesse da soggetti in posizione apicale ovvero da loro sottoposti.
Poi, la norma richiede che la colpevolezza dell’ente sia desunta dalla mancata adozione dei modelli di organizzazione e nell’omessa vigilanza sui comportamenti dei soggetti riconducibili a vario titolo all’ente.
Se il reato è commesso da un soggetto apicale, l’ente non risponde quando:
a) l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi;
b) il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo;
c) le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione;
d) non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organismo suddetto.
Dunque, l’adozione e l’efficace attuazione dei modelli rappresenta il criterio di esclusione della responsabilità dell’ente.
Come delinato nel documento “Modello 231 e fattori ESG: l’importanza di una virtuosa connessione”, il modello 231 rappresenta uno strumento fondamentale non solo per ridurre i rischi, ma anche per migliorare la gestione e l'organizzazione interna delle aziende. Questo modello sostiene un impegno all'etica e alla trasparenza, essenziale per raggiungere obiettivi di sostenibilità.
Il modello facilita l'istituzione di norme e metodi per controllare i rischi legati agli aspetti ambientali, sociali e di governance, contribuendo alla creazione di una struttura aziendale che rispetti questi criteri ESG.
L'introduzione di un codice etico, l'attuazione di sanzioni disciplinari e la designazione di un ente specifico per monitorare la conformità e l'efficacia del modello contribuiscono alla credibilità e all'affidabilità dell'azienda. Tali misure rafforzano la percezione pubblica dell'impresa come rispettosa delle questioni di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.
Pertanto, il modello 231 si dimostra efficace non solo per gestire e attenuare rischi specifici, come richiesto dalla legge, ma anche per migliorare l'integrità e la trasparenza delle informazioni comunicate al pubblico.
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