Rappresentanza, sconti su tre scaglioni

Pubblicato il 13 novembre 2008

Il decreto dell’Economia che dà attuazione alla nuova disciplina sulla deducibilità delle spese di rappresentanza è arrivato, ieri, alla firma del ministro Giulio Tremonti. Grazie alle sue regole sarà possibile superare il regime finora in vigore per la deducibilità delle suddette spese, che nel corso del tempo hanno causato incertezze e problemi a molti contribuenti, soprattutto imprese. Il decreto, attuando le modifiche introdotte sull’argomento dalla Finanziaria 2008, è stato delegato ad individuare i requisiti di inerenza e congruità che consentono la deducibilità delle spese di rappresentanza in modo integrale e nell’anno in cui sono state sostenute. Se il decreto dovesse arrivare alla pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” nei tempi utili, potrebbe essere utilizzato dai contribuenti già per la determinazione degli acconti di novembre. Le regole del decreto si applicano alle spese sostenute a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007. La deducibilità scatterà nell’esercizio in cui sono sostenute le spese, che verranno commisurate all’ammontare dei ricavi e proventi della gestione caratteristica dell’impresa risultanti dalla dichiarazione dei redditi. Sono previsti tetti differenziati a seconda del valore dei ricavi. Infatti, le spese di rappresentanza diventano deducibili: all’1,3% dei ricavi e altri proventi fino a 10 milioni; allo 0,5% per la parte eccedente i 10 milioni e fino a 50 milioni; allo 0,1% dei ricavi e altri proventi per la parte eccedente i 50 milioni. Per calcolare l’importo deducibile non si terrà conto dei beni distribuiti gratuitamente e di costo unitario non superiori a 50 euro. Con la nuova versione del decreto (la prima era stata preparata dal viceministro Vincenzo Visco, ma poi ritirata perché ritenuta troppo restrittiva), scompare il limite massimo che era stato fissato a quota 200mila euro; a cui, sempre nella prima stesura, era stato accompagnato il limite del 2% del volume d’affari, per cui la deduzione si poteva fermare anche sotto quella somma.

L’atteso decreto ministeriale sulle spese di rappresentanza consentirà di identificare in modo immediato questa categoria di spese. Partendo dalla “gratuità” delle suddette spese, il decreto permetterà di individuare il loro carattere essenziale e specificherà i criteri in base ai quali le stesse potranno essere considerate inerenti. Il criterio generale da seguire sarà quello in base al quale le spese di rappresentanza dovranno essere sostenute con finalità promozionali o di pubbliche relazioni e il loro sostenimento dovrà essere tale da generare benefici economici per l’azienda, anche solo potenzialmente.

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