Il prelievo dagli sportelli bancomat degli istituti di credito, deve essere garantito anche ai soggetti portatori di handicap. Le banche, pertanto, sono tenute a rimuovere tutte le barriere di natura architettonica che possano in qualche modo ostacolare l’accesso di detti soggetti.
In materia di tutela giudiziaria delle persone con disabilità, costituisce difatti discriminazione, ai sensi della Legge 67/2006, la situazione di inaccessibilità di un edificio privato aperto al pubblico, determinata dall'esistenza di una barriera architettonica, che ponga il soggetto disabile in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone.
A tal proposito, costituisce barriera architettonica, che va dunque eliminata, l’ostacolo alla autonoma e comoda utilizzazione, da parte di persona con ridotta capacità motoria, di un dispositivo bancomat istallato da un istituto di credito in edificio aperto al pubblico, presso cui ha sede la propria agenzia.
E’ possibile in tal caso, anche nei confronti dei privati, il ricorso alla tutela antidiscriminatoria di cui all'art. 3 cit. Legge 67/2006, applicabile quando l’accessibilità sia impedita o limitata, a prescindere dall'esistenza di una norma regolamentare apposita che, attribuendo la qualificazione di barriera architettonica ad un determinato stato dei luoghi, detti le disposizioni di dettaglio per il suo adeguamento.
E’ quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, terza sezione civile – sentenza n. 18762 del 23 settembre 2016 - relativamente alla vicenda di un soggetto con handicap, che aveva chiesto l’adeguamento alla normativa in materia di barriere architettoniche dello sportello bancomat da lui utilizzato quale correntista presso un istituto di credito, con contestuale domanda di condanna di quest’ultimo a cessare la condotta antidiscriminatoria, adottando ogni provvedimento a tal fine idoneo.
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