L’Unione delle Camere penali italiane ha messo a punto il testo di un “Manifesto del Diritto Penale liberale e del giusto processo”, a cui hanno collaborato anche i giuristi di diverse autorevoli Università Italiane.
Detto Manifesto è stato presentato, a Milano presso l'Università Statale, in occasione di un apposito evento, tenuto i giorni 10 e 11 maggio.
L’idea dell’elaborazione del Manifesto – si legge nelle premesse dell’articolato - è stata concepita nell’ambito dell'attuale e particolare contingenza politica, caratterizzata dall’avvento dei populisti al Governo, ma affonda le sue radici in una risalente “crisi del garantismo penale”.
Si tratterebbe di un "lungo processo degenerativo" dei fondamentali principi dello Stato di diritto, con conseguente crisi del garantismo penale, che oggi ha raggiunto – evidenziano le Camere penali – “il punto più alto della sua parabola, il più allarmante e -per chi ha a cuore quei principi- il più drammatico”.
L’intenzione dei penalisti italiani è quella di lanciare con forza un grido di allarme, “nella convinzione che quei principi costitutivi del nostro patto sociale siano più ignorati che reietti, più fraintesi che consapevolmente avversati, come puntualmente la nostra quotidiana esperienza professionale ci dà conferma ogni qual volta il cittadino vive sulla propria pelle la indispensabile e salvifica forza di quelli”.
Il documento cristallizza, così, 35 principi del diritto penale liberale, suddivisi in due sottotitoli, ovvero “Fisiologia di divieti, obblighi e pene” e “Nei limiti della Costituzione”.
Nei primi articoli è così enunciato:
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