La Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia ad un risarcimento di circa 20 mila euro, per non aver concesso il permesso di soggiorno per motivi familiari al partner di un coppia omosessuale.
La condanna in questione trova origine nella vicenda per cui il convivente neozelandese di un cittadino italiano si era visto respingere (con decisione poi confermata in appello ed in Cassazione) la richiesta di ricongiungimento familiare.
La Corte europea, cui i partner si erano dunque rivolti, riconosce che la coppia omosessuale in questione non sia stata trattata diversamente rispetto ad altre eventualmente eterosessuali. E ciò poiché la legge italiana accorda il permesso di soggiorno per motivi familiari ai soli componenti della famiglia, uniti da vincolo matrimoniale.
Ciò detto tuttavia – secondo Strasburgo - trattando allo stesso modo situazioni diverse, il nostro Paese avrebbe impedito ai conviventi ricorrenti di godere di un diritto, posto che la coppia omosessuale, a differenza di quella eterosessuale, in Italia non può sposarsi, con evidente intento discriminatorio.
La Corte europea – con sentenza resa su ricorso n. 51362/09 e depositata il 30 giugno 2016 – esclude dunque che il D.Lgs 286/1998, nella parte in cui limita il soggiorno ai soli componenti di una famiglia, sia compatibile con la Convenzione sui diritti dell’uomo e condanna l’Italia, nel caso de quo, per violazione dell’art. 8 medesima Convenzione, che impone il rispetto della vita privata e familiare.
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