Con gli ultimi emendamenti del Governo al Disegno di Legge di bilancio 2019, depositati in commissione Bilancio alla Camera, riparte la rivalutazione dei beni e delle partecipazioni posseduti da società ed enti commerciali.
La novità dell’emendamento è la riproposizione della suddetta rivalutazione di cui al capo I, sezione II della Legge 342/2000, per i soggetti che non applicano i principi contabili internazionali (in deroga alle prescrizioni sulle valutazioni, di cui all'art. 2426 c.c.), mentre restano esclusi esplicitamente gli immobili “merce", ovvero quelli al cui scambio è diretta l'attività imprenditoriale.
Tale rivalutazione va eseguita nel bilancio successivo a quello chiuso al 31 dicembre 2017, per il quale il termine di approvazione scade successivamente alla data di entrata in vigore della Legge di bilancio 2019 e deve riguardare tutti i beni compresi nella medesima categoria omogenea.
Il maggior valore è riconosciuto ai fini dell'imposizione diretta e dell’ Irap, a partire dal terzo esercizio successivo a quello nel quale è stata eseguita la rivalutazione (2021), e non può essere esclusivamente civilistico.
Il suddetto incremento di valore sconta, ai fini tributari, un'imposta sostitutiva nella misura del 16% per i beni ammortizzabili e una sostitutiva del 12% per i beni non ammortizzabili.
Inoltre, resta possibile, come in passato, affrancare anche il saldo attivo di rivalutazione, versando un'imposta sostitutiva del 10% e, limitatamente ai beni immobili, i maggiori valori sono riconosciuti con effetto dal 2020.
Le imposte sostitutive saranno versate in una unica rata entro il termine di versamento del saldo delle imposte sui redditi dovute per il periodo d'imposta con riferimento al quale la rivalutazione è eseguita (presumibilmente a giugno 2019), con possibilità di effettuare le compensazioni, ai sensi del Dlgs 241/1997.
Gli emendamenti governativi alla Manovra 2019 confermano, inoltre, per le micro, piccole e medie imprese localizzate su tutto il territorio nazionale, la possibilità di usufruire di un voucher a fondo perduto per acquisire consulenze o manager digitali.
Tale misura andrà ad arricchire il Piano Industria 4.0 per il prossimo biennio.
Infatti, se, da una parte, non si potrà più contare nel 2019 sul credito d'imposta per la formazione 4.0, per via della sua mancata proroga, dall’altra, però è previsto un nuovo strumento agevolativo a favore delle imprese di minori dimensioni, che consentirà loro di abbattere fino al 50% i costi per fare ricorso ad un consulente sulla digitalizzazione oppure ad un manager digitale. Appunto il nuovo voucher digitale.
Le imprese, infatti, potranno richiedere un contributo a fondo perduto, nella forma di voucher, per:
Le micro e piccole imprese potranno ottenere un contributo, per ciascun periodo d'imposta, in misura pari al 50% dei costi sostenuti ed entro il limite massimo di 40 mila euro.
Le medie imprese, invece, si vedranno riconoscere un voucher in misura pari al 30% dei costi sostenuti ed entro il limite massimo di 25 mila euro.
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