La società è responsabile amministrativamente per i reati tributari compiuti dai suoi vertici
Pubblicato il 07 giugno 2013
Una società può essere indagata per illecito amministrativo e sottostare alle disposizioni del Dlgs n.
231/2001 anche per reati di natura tributaria, se questi sono il fine illecito dell’associazione per delinquere posta in essere dai suoi vertici.
La precisazione giunge dalla Corte di Cassazione, Terza sezione penale, con la sentenza n.
24841 del 6 giugno 2013.
Per la Corte, infatti, la società incorre nella responsabilità amministrativa per i reati tributari compiuti dai suoi soci e può essere legittimamente oggetto di sequestro preventivo ai sensi dell’articolo 19 del Dlgs n. 231/2001, che prevede che nei confronti dell’ente sia sempre disposta, con la sentenza di condanna, la confisca del prezzo o del profitto del reato, salvo che per la parte che può essere restituita al danneggiato. E nel caso in cui la confisca non può essere eseguita, la stessa può avere ad oggetto somme di denaro, beni e altri oggetti di valore pari al prezzo/profitto del reato.
Dunque, una società indagata per illecito relativo all’associazione per delinquere finalizzata all'emissione e all'utilizzazione di fatture false può essere oggetto di sequestro, trovando tale misura cautelare legittimazione nel reato associativo compiuto dai suoi soci e non tanto nel reato fiscale frutto dell’associazione. Il fatto, poi, che la società stessa abbia ammesso di aver conseguito un profitto dalle sovrafatturazioni eseguite è tale da far rientrare tale profitto tra i vantaggi propri dell’attività svolta dall’associazione per delinquere.