Invalidi civili. Consulta: assegno attuale insufficiente

Pubblicato il 25 giugno 2020

Non è conforme al diritto al mantenimento che la Costituzione garantisce agli inabili l'assegno mensile di soli 285,66 euro erogato a persone totalmente in capaci di lavorare.

E' quanto deciso dalla Corte costituzionale nella camera di consiglio tenutasi il 23 giugno 2020, esaminando una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’appello di Torino.

Di fronte al caso di una persona incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l’esterno, i giudici della Consulta hanno affermato che l'assegno mensile pari a 285,66 euro è manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i “mezzi necessari per vivere”; pertanto deve ritenersi violato il diritto di cui all’articolo 38 della Costituzione, per il quale “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

Quindi, secondo i magistrati, gli invalidi civili totali hanno diritto ad una pensione di importo fino a 651,51 euro mensili, ossia quanto riconosciuto, per vari trattamenti pensionistici, dall’articolo 38 della legge n. 448/2011, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età, attualmente previsto dalla legge.

In pratica, l'aumento deve essere erogato a tutti gli invalidi civili totali con età superiore a 18 anni e che non possiedano redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro.

Il comunicato stampa del 24 giugno 2020 rende noto che la sentenza sarà emessa nelle prossime settimane e comunque non avrà effetto retroattivo, trovando applicazione solo a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della stessa sulla Gazzetta Ufficiale.

 

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