Il reverse charge esteso alla Gdo bocciato da Confindustria
Pubblicato il 11 marzo 2015
L’estensione del meccanismo del
reverse charge alla grande distribuzione, ad opera della legge di Stabilità 2015 (L.
190/2014), non è piaciuta a Confindustria.
Il 10 marzo 2015, l’Associazione ha presentato una
denuncia preventiva alla Commissione Ue, che sta ancora valutando la novità, affinché dall’Europa non si dia seguito all’iniziativa introdotta nel nostro ordinamento dal legislatore.
Secondo Confindustria si tratta di una misura che rischia di avere effetti devastanti sulle imprese in una fase molto delicata e complessa per la caduta dei consumi e la complessità delle relazioni di filiera nel settore.
Il timore è che il meccanismo dell’inversione contabile esteso alle cessioni di beni effettuate nei confronti di ipermercati, supermercati e discount alimentari per prevenire le frodi in materia di Iva, possa avere
effetti devastanti sulla liquidità di tali imprese, ripercuotendosi sui loro piani di investimento futuri.
Visto lo scenario che – secondo Confindustria – si verrebbe a delineare, l’Associazione ha deciso di denunciare gli effetti distorsivi del meccanismo dell’inversione contabile applicato alla Gdo per cercare di attenuare eventuali altri danni alle imprese, già profondamente colpite da altre misure introdotte dalla Stabilità (per esempio, lo split payment).
Pertanto, nella sua denuncia preventiva alla Commissione Ue, Confindustria ribadisce la lentezza con cui in Italia si effettuano i rimborsi dei crediti Iva, con il rischio che tale meccanismo del reverse charge potrebbe accentuare ancora di più i tempi con notevoli disagi in termini di liquidità per le imprese. I fornitori della Gdo, infatti, dovrebbero anticipare l'Imposta, in sede di acquisto delle materie prime, senza la possibilità di recuperarla tramite la detrazione dell'Iva al momento della rivendita.
Inoltre, dati i grossi volumi che caratterizzano la grande distribuzione, la soglia dei 700 mila euro annui per le compensazioni orizzontali potrebbe non bastare, costringendo gli operatori ad aspettare i rimborsi del Fisco.
Di qui la richiesta di Confindustria di alzare “
la soglia di compensazione dei crediti Iva fino a 1 milione di euro e assicurare fondi adeguati per i rimborsi”.
Dal canto suo, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è intervenuto prontamente a difendere la validità della norma riguardante la grande distribuzione, sottolineando come di fatto essa abbia già ottenuto il via libera europeo, in quanto ricompresa tra le misure della legge di Stabilità approvate da Bruxelles.