Governo e sindacati Confronto sulla pensione contributiva di garanzia per i giovani

Pubblicato il 31 agosto 2017

Nel corso del tavolo di confronto tra Governo e sindacati sul tema della previdenza, che si è tenuto al Ministero del Lavoro, si è lavorato all'ipotesi di una pensione minima di garanzia per aumentare le possibilità di pensionamento dei lavoratori più giovani con pensioni esclusivamente contributive, riducendo la soglia del trattamento pensionistico minimo maturato.

Il tavolo di confronto è ancora aperto: l'obiettivo è quello di raggiungere soluzioni condivise prima del varo della nuova manovra finanziaria. In calendario, quindi, ci sono vari impegni: Governo e sindacati si incontreranno, di nuovo, per affrontare, il 5 settembre, i temi sul lavoro e, il 7 e 13 settembre, quelli sulla previdenza.

Meccanismo di garanzia proposto del Governo a Cgil, Cisl e Uil

L'Esecutivo sta studiando una serie di misure che dovrebbero convogliare non tanto in una vera pensione di garanzia, ma in una rete di misure di sicurezza a sostegno dei giovani che hanno pochi contributi versati.

La proposta è quella di assicurare ai giovani, che risultano interamente nel sistema contributivo e con carriere discontinue, un assegno minimo di circa 650-680 euro (maggiorazioni sociali comprese), oltre alla possibilità di andare in pensione prima dei 70 anni con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale, invece delle 1,5 volte attuali.

In tal caso, dunque, non solo la soglia del “minimo Inps” per usufruire di una uscita più flessibile verrebbe abbassata dall’1,5 all’1,2, ma verrebbe operativamente ripristinata anche la cumulabilità tra pensione contributiva e assegno sociale (448 euro), cosicchè i giovani interamente contributivi (assunti dopo il 1996), che andranno in pensione tra 20/30 anni, vedranno salire l’assegno sopra i 600 euro fino ad arrivare a quasi 700 euro (invece che restare sotto i 500 euro mensili), anche nel caso in cui i contributi versati non abbiano raggiunto un livello tale da garantire la cifra.

La reazione dei sindacati

I sindacati sembrano aver ben accolto la proposta governativa, anche se hanno fatto un passo avanti richiedendo un rafforzamento della rete di sicurezza.

Si tratta, al momento, di soluzioni che non si sa se potrebbero entrare già nella prossima Legge di bilancio, in attesa che venga sciolto il nodo delle risorse finanziarie.

Quindi, per ora, si resta cauti e si rinvia il discorso ai prossimi incontri.

Nel frattempo, le posizioni di Governo e sindacati restano distanti sull’età pensionabile: lo stop all’aumento automatico dell’età pensionabile nel 2019 per effetto dell’adeguamento all’aspettativa di vita è una priorità per i sindacati, mentre il Governo mostra ancora una certa resistenza sul tema.

Al contrario, invece, sembra esserci intesa sulle ipotesi d’intervento presentate sulla previdenza complementare. L'idea del Governo è quella di un restyling completo della Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata).

Si vorrebbe, infatti, rendere più appetibile tale Rendita integrativa, svincolandola completamente dall'Ape e rendendola usufruibile a tutti gli iscritti alla previdenza integrativa già a partire dai 63 anni di età anziché dai 63 anni e 7 mesi previsti ora, con il collegamento obbligato all’Anticipo pensionistico

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