Nuovo sciopero delle associazioni Unagipa e Angdp che chiedono al ministero della Giustizia e al Governo una risposta risolutiva per quanto riguarda le condizioni della magistratura onoraria.
La protesta dei giudici di pace è volta a manifestare “un accorato monito” affinché si presenti una proposta innovativa rispetto al testo attualmente all’esame del Parlamento.
Una soluzione, ossia, che i giudici di pace auspicano conferisca “il pieno riconoscimento di tutti i diritti fino ad ora negati, compresi quelli previdenziali come lavoratori pubblici subordinati, utilizzando gli strumenti normativi già promossi in passato per la sistemazione giuridico-economica della magistratura onoraria, con l’immissione nei ruoli della pubblica amministrazione statale”.
Lo sciopero - che segue la precedente iniziativa tenuta dal 6 gennaio al 1° febbraio - si svolgerà, questa volta, dal 24 febbraio al 21 marzo 2020.
Nella comunicazione di indizione dell'astensione del 12 febbraio 2020, la categoria dei giudici di pace si richiama al contenuto delle precedenti lettere di proclamazione, rendendo noto che si tratterà di un’astensione parziale dalle udienze civili e penali e dagli altri servizi di istituto e che, comunque, saranno garantiti i servizi essenziali secondo le modalità e nei limiti previsti dal codice di autoregolamentazione.
L'Unione Nazionale dei Giudici di pace e l'Associazione Nazionale dei Giudici di pace precisano, altresì, che qualsiasi prossimo confronto con il Governo dovrà tenere conto dalle recenti conclusioni rese dall’Avvocato generale Ue nella causa attualmente pendente presso la Corte di giustizia contro l'Italia, “essendo palesemente obsoleta ed ormai superata la proposta ministeriale di riforma della magistratura onoraria depositata dal Governo in esame attualmente in Commissione Giustizia del Senato”.
Il riferimento è alle conclusioni depositate lo scorso 23 gennaio 2020, con cui l'Avvocato generale ha proposto alla Corte Ue di considerare il giudice di pace italiano come un lavoratore ai sensi della direttiva sull’orario di lavoro, affermando il suo diritto a 4 settimane di ferie annuali retribuite.
Conclusioni, queste, da ultimo riprese anche in una sentenza emessa dal Tribunale di Sassari, con la quale è stata riconosciuta la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato tra un Vice procuratore Onorario ed il ministero della Giustizia.
Il tema della magistratura onoraria, nel frattempo, è stato al centro di un’interrogazione a risposta immediata rivolta al Guardasigilli, Alfonso Bonafede, durante il Question time di ieri presso la Camera.
Il ministro, nel rispondere alla richiesta di illustrazione delle "iniziative volte al riconoscimento e alla valorizzazione della professionalità dei magistrati onorari", ha precisato che la tematica in esame è “da sempre in cima all’agenda del Ministero” e che i giudici onorari rappresentano “un vero e proprio pilastro del sistema giustizia”.
Ha quindi spiegato come la proposta normativa in itinere intenda tenere conto del necessario bilanciamento tra salvaguardia delle esigenze della categoria e funzionalità dell’amministrazione giudiziaria “nell’ottica di valorizzare l’apporto di coloro che già da tempo svolgono l’incarico di magistrati onorari”.
Dopo aver ricordato, a grandi linee, il contenuto della bozza, ha anche rammentato alcuni ultimi interventi migliorativi, quali la disciplina dell’incompatibilità, uniformata a quella dei magistrati togati, il pagamento dei compensi con cadenza bimestrale e la possibilità di ottenere trasferimenti a domanda.
“Ulteriori miglioramenti” – ha continuato Bonafede - “potranno senz’altro essere apportati nel corso dei prossimi lavori parlamentari, in un clima di proficuo confronto con l’attuale maggioranza di governo, con la quale sul tema si sta già lavorando”.
Il ministro, per finire, ha fatto riferimento ad un recente emendamento al Milleproroghe teso a consentire una proroga dell’entrata in vigore del regime di cui alla legge Orlando, e ciò “proprio al fine di preparare un intervento riformatore organico sulla materia”.
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