La Camera, nella seduta del 28 novembre 2018, ha definitivamente approvato il disegno di legge di conversione del DL n. 113/2018, cosiddetto “Decreto sicurezza”, dopo aver votato, sul relativo testo, la questione di fiducia posta dal Governo.
Il Decreto-legge in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza pubblica è stato, quindi, definitivamente convertito in legge e verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
Oltre alle disposizioni che introducono nuovi permessi speciali e che modificano le procedure in tema di protezione internazionale e trattenimento nei Centri di permanenza per il rimpatrio, il “convertito” provvedimento contiene alcune novità in materia di acquisizione e revoca della cittadinanza.
Innanzitutto, è previsto che la cittadinanza acquisita per matrimonio o naturalizzazione o concessa allo straniero nato e residente in Italia fino alla maggiore età, venga revocata in caso di condanna definitiva per reati di terrorismo ed eversione.
Si raddoppiano, inoltre, i tempi per la definizione dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza per matrimonio e per naturalizzazione, attraverso l’estensione, da ventiquattro a quarantotto mesi, del termine per la relativa conclusione.
Da segnalare anche l’abrogazione della norma che impedisce il rigetto dell'istanza di acquisizione della cittadinanza per matrimonio, decorsi due anni dall'istanza.
Inoltre:
Tra le misure in tema di sicurezza, si segnala la previsione che vieta, a chi ha stabilito la residenza in Italia da oltre sessanta giorni, di circolare con un veicolo immatricolato all’estero, salvo il caso di veicolo concesso in leasing o in locazione senza conducente da imprese costituite in un altro Stato membro o dello Spazio economico europeo.
Il provvedimento, fortemente reclamato dal ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha da subito destato diversi rilievi e perplessità da parte degli operatori del diritto.
Sono le Camere degli avvocati penalisti, da ultimo, ad aver approvato una delibera del 28 novembre 2018, dove si parla di “misure illiberali che limitano i diritti civili di alcuni e, dunque, di tutti”.
Per l'UCPI, si è proceduto con la decretazione d’urgenza “in materie che invece richiederebbero confronto parlamentare e ampia interlocuzione con le forze sociali, gli operatori ed i giuristi. Il ricorso, oramai scontato, al voto di fiducia ha definitivamente impedito l’adozione di qualsiasi correttivo”.
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