Le Associazioni Adc e Anc sono state audite dalla Commissione Finanze della Camera sul decreto fiscale, in corso di conversione (Decreto Legge n. 124/2019).
Il resoconto in un comunicato stampa Adc e Anc del 4 novembre 2019.
La Associazioni hanno presentato alla Commissione un documento congiunto in cui, oltre ad evidenziare la particolare farraginosità di alcuni degli adempimenti contenuti nel testo normativo e, di fatto, la loro sostanziale impraticabilità, si forniscono suggerimenti su modifiche migliorative di alcuni articoli.
I mezzi e le modalità individuati per la lotta all’evasione fiscale irrigidiscono e aggravano ancor di più un già complesso sistema fiscale; è possibile che tali meccanismi colpiscano pochi dei soggetti dediti all’evasione ma nel contempo frenino tutte le imprese, anche e soprattutto quelle che cercano faticosamente di essere virtuose.
Non bisogna ripetere gli errori del passato e usare tutto il vantaggio tecnologico raggiunto in questi anni, con fatica e grazie anche ai commercialisti, per eliminare adempimenti e non sovrapporne di nuovi.
L’insieme di dati in possesso dei vari enti della pubblica amministrazione è immenso e rappresenta una risorsa per il contrasto all’economia sommersa. In tal senso, sarebbe più utile costruire una piattaforma telematica condivisa fra l’Agenzia Entrate – Inps – Inail – GdF, e creare strutture ad hoc con il compito di monitorare costantemente i dati fiscali e contribuitivi degli attori del sistema economico e bloccare i comportamenti in frode che danneggiano l’intera comunità.
Nonostante l’accollo tributario sia legittimato dallo Statuto del Contribuente, l’attuazione di questa norma significherebbe annullarne i benefici. E’ stato proposto di salvaguardare gli accolli infragruppo e subordinare le compensazioni alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi e Iva.
Le disposizioni che la norma prevede limitano eccessivamente lo strumento della compensazione dei crediti, il cui utilizzo trova ragione anche nella lentezza con la quale l’Amministrazione Finanziaria eroga direttamente le somme a credito dei contribuenti. Oltretutto i professionisti, subendo le ritenute sul fatturato e non sul reddito, essendo spesso detentori di un credito Irpef utilizzato proprio in compensazione con altri debiti tributari, sono oltremodo penalizzati. Inoltre il regime sanzionatorio che è stato previsto non è rispettoso del principio di proporzionalità.
Sebbene la finalità della lotta all’evasione sia pienamente condivisibile, questa norma pone a carico non solo delle imprese appaltanti ma di numerosi altri soggetti l’obbligo di versamento delle ritenute fiscali operate sulle paghe dei lavoratori dipendenti delle appaltatrici e delle sub-appaltatrici. Ciò che è stato messo in piedi è un meccanismo complesso e farraginoso di comunicazioni incrociate che rende improponibile la norma per il carico di lavoro che determina e le conseguenti responsabilità.
La norma consente all’Agenzia delle Entrate di memorizzare e utilizzare i dati contenuti nei file XML delle fatture elettroniche, compreso il “corpo fattura” con tutti i dati analisti delle transazioni.
Senza entrare nel merito della condivisibilità della finalità della disposizione e nel fatto che la lotta all’evasione deve essere obiettivo comune, non si può sottacere che la disposizione contravviene al provvedimento del Garante della Privacy del 20 dicembre 2018 e pertanto, considerato che le prescrizioni di una Autorità indipendente prevista dal nostro ordinamento dovrebbero essere rispettate da tutti, si pone un problema di credibilità e di fiducia tra il cittadino e le istituzioni.
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