Sulle voci di una possibile introduzione del Daspo a carico dei commercialisti in caso di certificazione di crediti tributari inesistenti è insorta la categoria dei professionisti.
Si tratta di una misura che potrebbe essere inserita nella prossima Manovra per combattere l’evasione, prevedendo la sospensione temporanea o definitiva dell’attività del professionista abilitato, in presenza di certificazione di compensazioni fraudolente.
In un comunicato congiunto del 2 ottobre 2019, le nove associazioni di categoria - ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDCEC, UNICO - hanno manifestato il loro sdegno su tale idea partorita per recuperare gettito erariale.
La proposta evidenzia, sostiene il comunicato, scarsa considerazione della categoria e mancata conoscenza del mondo professionale: “Le professioni dei dottori commercialisti e consulenti del lavoro, in quanto professioni ordinistiche, hanno come pilastro della loro esistenza la deontologia. La violazione delle norme deontologiche comporta sanzioni quali la sospensione e la radiazione”.
“Perché dunque sbandierare un ipotetico Daspo, quasi come fossimo “teppistelli” da stadio? Non si conoscono le regole delle professioni o è un atto di sfiducia nei nostri riguardi?”.
Per il presidente del Cndcec, Massimo Miani, “il Daspo ai commercialisti che rilasciano attestazioni per crediti fiscali inesistenti è una misura inutile per il semplice fatto che già ora i commercialisti che così si comportano sono soggetti non solo a sanzioni amministrative, ma anche a responsabilità penali”.
Ma sull’introduzione della misura devono registrarsi voci contrastanti.
Se alcuni sostengono che si prosegue sulla strada del Daspo ai commercialisti, il Sottosegretario Mef, Alessio Villarosa, ha dichiarato che non esiste alcuna proposta riguardante l’introduzione di un Daspo per i commercialisti, i quali sono già soggetti a sanzioni e segnalazioni all’Ordine di appartenenza. “Non viene da noi questa proposta e non capisco perché venga attribuita al Governo”.
Altro punto della Manovra che impensierisce i commercialisti è l’introduzione di specifiche misure per incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici. Le novità sono dirette sia a contrastare l’evasione fiscale, sia a favorire l’utilizzo da parte dei consumatori di metodi di pagamento sicuri alternativi al contante.
L’AIDC si chiede: “Cosa ci dobbiamo aspettare?”.
Si sollevano dubbi sul prezzo che si dovrà pagare per sostenere il bilancio statale, “mentre piccoli e medi imprenditori e professionisti continuano a chiudere attività e studi”.
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