Dal Governo nuovi interventi su caro bollette e cessioni dei bonus edilizi

Pubblicato il 21 febbraio 2022

Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 18 febbraio 2022 è stato approvato il nuovo Decreto Bollette 2022 recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili, per il rilancio delle politiche industriali.

Nel decreto, però, trovano posto anche una serie di altre disposizioni: la rivisitazione della cessione dei crediti in edilizia, la rivalutazione di partecipazioni e terreni, il ritorno delle garanzie sui prestiti, misure per l’automotive, rincari delle materie prime.

Nodo bollette: le misure

Un nuovo pacchetto di misure per affrontare uno dei problemi del momento: il caro energia. Il Governo ha messo in ballo quasi 8 miliardi, di cui circa 5,5 destinati a fare fronte al caro energia e la restante parte invece a sostegno delle filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questa fase.

Draghi ha precisato che non è stato necessario ricorrere a nuovi scostamenti di bilancio perché sono stati utilizzati i margini derivanti “dagli ottimi risultati sul fronte della crescita e della finanza pubblica ottenuti lo scorso anno”.

Dunque, viene bissato l’azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kW, nonché alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.

Altra misura prorogata è quella della riduzione dell’Iva al 5% applicata non solo agli usi civili ma anche a quelli industriali.

Bonus sociale – Riproposto lo sconto in bolletta per le famiglie con disagio economico e fisico, con una dote da 500 milioni.

Per il settore industriale, oltre a riproporre il credito d’imposta del Sostegni ter anche alle imprese energivore che ricorrono all’autoconsumo per il primo trimestre dell’anno, la stessa misura viene prevista per l’industria gasivora con un credito d’imposta pari al 15 per cento della spesa sostenuta.

Ma viene incentivato l’autoconsumo da fonti rinnovabili per le Pmi a cui si aggiunge un credito d’imposta per le imprese del Mezzogiorno che effettuano investimenti per migliorare l’efficienza energetica con nuovi impianti green.

Semplificazioni - Per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili, sarà definito un modello unico per impianti tra 50 kW e 200 kW; impulso per lo sviluppo del fotovoltaico in agricoltura; facilitazioni per le procedure autorizzative degli impianti offshore.

Infine, il Governo intende incrementare la produzione nazionale di gas per diminuire il rapporto importazione/produzione da utilizzarsi a costo equo per imprese e Pmi.

Bonus edilizi: rivisti i limiti alle cessioni

Altro nodo affrontato dal Consiglio dei ministri è stato quello delle cessioni multiple dei bonus edilizi. E’ noto che dopo l’accertamento di innumerevoli frodi nel settore, con cessioni a cascata dei vari bonus edilizi, il Governo aveva posto limiti, con il decreto Sostegni-ter, a tale strumento.

Ciò aveva dato il via ad una serie di lamentele degli addetti ai lavori e ad una stasi nel settore. Ora il nuovo decreto-legge legifera nuovamente sulla materia. Vediamo le novità.

C’è un mini sblocco: viene previsto un massimo di tre cessioni per un credito fiscale ma solo in favore di banche, imprese di assicurazione e intermediari finanziari. Inoltre, non viene più ammessa la cessione parziale successivamente alla prima comunicazione dell'opzione all'Agenzia delle Entrate.

A tal fine, sarà attribuito un codice identificativo univoco, da indicare nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni, secondo le modalità previste dall’Agenzia.

Tali disposizioni si applicano alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia a partire dal 1° maggio 2022.

Si rileva, altresì, l’inasprimento delle pene e delle sanzioni per i professionisti che emettono false asseverazioni.

Nello specifico, per la falsa attestazione della congruità delle spese viene prevista la reclusione da due a cinque anni ed una multa da 50 a 100 mila euro.

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