La Corte di Cassazione, quinta sezione penale, ha confermato il reato di atti persecutori a carico di un uomo, per reiterate molestie nei confronti della ex compagna e cure ossessive e maniacali nei confronti della figlia.
In particolare, la condotta contestata consisteva, riguardo alla ex, in una serie di pedinamenti, appostamenti presso l’abitazione, telefonate, telegrammi, denunce all'autorità giudiziaria; il tutto al fine di contestare, in modo ossessivo, il ruolo genitoriale della donna, con riferimento ad ogni scelta o attività che riguardasse la figlia minore.
Condotta ossessiva – precisa la Corte – che l’uomo riversava anche nei confronti della bambina, costretta dal padre a sottoporsi a continue visite mediche, nonostante ella reagisse con crisi e pianti. Gli stessi medici, d’altra parte, si erano occupati della questione, più volte sottolineando la necessità di esercitare un controllo razionale sul controllo maniacale di cura dell’imputato.
Il tutto ha evidentemente ingenerato – conclude la Corte con sentenza n. 50057 del 24 novembre 2016 - un grave e perdurante stato di ansia nella ex convivente, il fondato timore per la propria incolumità e quella della figlia, nonché negative ripercussioni sullo stato psichico della stessa bambina.
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