Coronavirus, smart working e ferie per gestire l’assenza a lavoro

Pubblicato il 10 marzo 2020

Per contenere il contagio da COVID-19 su tutto il territorio nazionale, il governo ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 62 del 9 marzo 2020 il Dpcm 9 marzo 2020, che estende su tutta la penisola le misure finora previste dall’art. 1 del Dpcm 8 marzo 2020.

Il nuovo provvedimento produce inevitabilmente conseguenze anche in ambito lavorativo, in quanto sono vietati gli spostamenti delle persone fisiche se non per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute.

Infatti, nell’ottica di minimizzare gli spostamenti e le presenze sul luogo di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a favorire l’istituzione dello smart working laddove possibile, nonché la fruizione delle ferie e congedi.

Emergenza Coronavirus, smart working senza vincoli

Il Dpcm 8 marzo 2020 all’art. 2 co. 1, lett. r) incentiva la modalità di lavoro agile (“smart working”), che può essere applicata dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti. Le modalità semplificate d’avvio dello smart working valgono fino al 31 luglio 2020.

In termini operativi è necessario:

Inoltre, le riunioni devono essere limitate e preferite le modalità di collegamento da remoto con particolare riferimento a strutture sanitarie e sociosanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamenti attivati nell’ambito dell’emergenza COVID-19, garantendo il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro.

Coronavirus, promuovere ferie e congedi

Il governo, inoltre, invita tutti i datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, fino al 3 aprile 2020, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie. Il tal contesto, considerata la situazione di emergenza, la collocazione in ferie non richiede il consenso del lavoratore, il quale non può rifiutare la fruizione delle stesse.

Dunque, le comprovate esigenze lavorative che giustificano lo spostamento per recarsi sul luogo di lavoro non possono che riguardare le presenze necessarie per garantire la continuità produttiva e organizzativa dell’azienda, “al netto” dello smart working e delle ferie.

Coronavirus, come giustificare l’esigenza lavorativa

Si ricorda, infine, che per comprovare l’esigenza lavorativa è sufficiente sottoscrivere un’autocertificazione, a cura del dipendente, utilizzando il modulo diffuso online dallo stesso Ministero dell’Interno. La compilazione del modulo, tra l’altro, non deve neanche essere anticipata rispetto a un eventuale controllo: se il dipendente viene fermato senza autocertificazione, può rendere sul posto la dichiarazione, sottoscrivendo il modulo e assumendo, con tale sottoscrizione, tutte le responsabilità connesse all’eventuale falsa attestazione.

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