Il Garante Privacy ha inviato una nota al ministero della Giustizia con cui ha fornito il suo parere in merito ad una questione sollevata da un’azienda sanitaria di Verona.
A quest’ultima, l’Ufficio Notifiche Esecuzioni e Protesti - UNEP del Tribunale della città aveva chiesto di poter avere quotidianamente gli elenchi aggiornati delle persone positive o sospette positive al Coronavirus, dei soggetti in quarantena e dei loro conviventi, nonché la loro dislocazione.
Nella risposta dell’Autority – di cui è stata data notizia nella newsletter del Garante n. 466 del 26 giugno 2020 – è stato sottolineato come, alla luce della normativa emanata dal Governo, la "disponibilità" degli elenchi e dei dati detenuti dalle Aziende sanitarie sui “positivi” o “sospetti positivi” al Covid-19 non può essere ricondotta alle comunicazioni disciplinate dall'art. 17-bis del Decreto legge n. 18/20, non essendo necessaria per l'espletamento delle funzioni attribuite ai predetti Uffici e per la protezione dal contagio del personale addetto alle notifiche.
La conoscenza dell'eventuale stato di salute dei soggetti cui notificare atti giudiziari, infatti, non assicurerebbe il contenimento del contagio e la protezione degli ufficiali giudiziari.
Del resto, sarebbe anche difficile aggiornare costantemente i predetti elenchi, in continua implementazione da parte delle diverse strutture sanitarie del territorio.
Senza contare che, nell’acquisire gli elenchi dei soggetti posti in isolamento, i tribunali dovrebbero assolvere anche al difficile compito di assicurare la correttezza e l'aggiornamento dei dati ivi contenuti.
Inoltre, in assenza di una mappatura dell’intera popolazione in merito al contagio da Covid-19, l’eventuale stato di positività dei destinatari degli atti potrebbe sussistere, seppure non ancora accertato.
Ne consegue che, in linea con le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, i Tribunali sono tenuti ad adottare le misure di protezione individuale nei confronti di tutti gli operatori UNEP e ciò a prescindere dal fatto che essi accedano a locali ove è domiciliata una persona rispetto alla quale sia stato accertato il contagio.
L’Ufficio del Garante – si legge infine nella nota – è comunque disponibile a interloquire “al fine di addivenire a una soluzione che consenta lo svolgimento dei compiti dei predetti Uffici assicurando, al contempo, la protezione dal contagio del personale ivi impiegato e la riservatezza dei soggetti posti in isolamento domiciliare per Covid-19.”.
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