Il 18 settembre 2017 è stato diffuso il rapporto - frutto dell'indagine condotta dalla Corte dei conti - sullo stato dell'arte circa l'utilizzo dell'Anagrafe dei rapporti finanziari ai fini dell'attività di controllo fiscale.
La sezione centrale di controllo della Corte dei conti, in merito all’Anagrafe dei rapporti finanziari, evidenzia che “si deve rilevare una grave inadempienza dell’agenzia delle Entrate”. Quest'ultima, infatti, in pratica non ha mai davvero fatto partire lo strumento con cui avrebbe dovuto individuare i contribuenti più a rischio evasione e mettere sotto controllo i loro conti correnti.
Così, di fatto, uno strumento antievasione, che doveva essere fonte di controlli severi per i cittadini, è finito lui stesso oggetto di controllo, aprendo la strada a numerose polemiche: secondo l'indagine, il cosiddetto "grande fratello fiscale" ha finora giocato un ruolo effettivo decisamente più marginale del previsto.
Al momento, infatti, l'Anagrafe dei rapporti finanziari appare una banca dati molto costosa e scarsamente utilizzata e utilizzabile ai fini del contrasto dell'evasione fiscale.
La Corte dei conti conclude la sua indagine con una serie di raccomandazioni alla nuova Agenzia delle Entrate-Riscossioni e al MEF, affinché vengano adempiuti al più presto gli obblighi derivanti dal quadro normativo richiamato nella relazione, riferendo successivamente alle Camere sulla puntuale applicazione delle disposizioni riguardanti l'utilizzo dell'Anagrafe ai fini della lotta all'evasione fiscale.
In quest'ottica si propone di agire anche il nuovo direttore delle Entrate Ruffini, che nelle proprie strategie, ha dato un posto di rilievo ad un rinnovato utilizzo delle banche dati per aumentare l’efficienza di controlli, la riscossione e limitare gli effetti collaterali, come per esempio i pignoramenti che cadono in contenzioso.
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