Corte costituzionale sulla procreazione assistita: via ogni divieto

Pubblicato il 06 giugno 2015

La Consulta, con sentenza n. 96 del 5 giugno 2015, ha finalmente depositato le motivazioni dell'annunciata declaratoria di incostituzionalità della norma contenuta nella Legge sulla procreazione assistita che dispone il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita, in particolare alla diagnosi di pre-impianto, alle coppie fertili, ma portatrici sane di patologie genetiche.

In particolare, è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale degli articoli 1, commi 1 e 2, e 4, comma 1, della Legge n. 40/2004, nella parte in cui non consentono il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili, rispondenti ai criteri di gravità di cui all'articolo 6, comma 1, lettera b), della Legge n. 194/1978, accertate da apposite strutture pubbliche.

Secondo i giudici della Corte costituzionale, la normativa denunciata determinerebbe un vulnus agli articoli 3 e 32 della Costituzione, sussistendo un “insuperabile aspetto di irragionevolezza dell'indiscriminato divieto”.

Divieto come irragionevole bilanciamento degli interessi in gioco

E ciò in quanto il nostro ordinamento consente, comunque, alle coppie in oggetto di perseguire l'obiettivo di procreare un figlio non affetto dalla specifica patologia ereditaria di cui sono portatrici, attraverso la, innegabilmente più traumatica, modalità della interruzione volontaria di gravidanze naturali quando, dalle indagini prenatali, siano, appunto “accertati processi patologici” relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

Il sistema normativo, con le disposizioni censurate, non consentirebbe, ossia, pur essendo possibile, di far acquisire “prima” alla donna una informazione che le permetterebbe di evitare di assumere “dopo” una decisione ben più pregiudizievole per la sua salute, determinando, quindi, una violazione del suo diritto alla salute.

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