A stretto giro dalla pubblicazione del decreto Liquidità, arriva a tutti gli Associati la lettera circolare dell’ABI con una prima tempestiva informazione sul ruolo che spetta alle banche.
Con circolare Prot. UCR/ULS/000686 del 9 aprile 2020, l’ABI entra subito in campo per il supporto alle Pmi (comprendendo tra queste i lavoratori autonomi e i liberi professionisti titolari di partita Iva) nell’emergenza Coronavirus (Covid-19): l’estrema necessità e l’urgenza di dare immediata applicazione alle disposizioni recate richiedono la massima attenzione e l’immediato impegno attuativo degli Associati.
Tuttavia, per la piena operatività si attendono gli altri attori.
L’operatività della circolare attende altri interventi, come quello di Sace in merito alla piattaforma che consente il dialogo con le banche, ma queste intanto possono iniziare a prendere in carico le istruttorie sul merito di credito per le garanzie inferiori al 100%.
Sul punto il presidente dell'ABI, Antonio Patuelli, ha spiegato che gli Associati fino a 800mila euro, quindi ben sopra 25mila, dovrebbero istruire le pratiche fornendo alla competente autorità, o al fondo di garanzia o Sace, i documenti che sono prescritti come essenziali, quelli di carattere societario e bilancistico del singolo cliente: "Quindi raccoglieremo i documenti e immediatamente per mail appena abbiamo i documenti li mandiamo. Attenderemo il via libera e faremo il bonifico in conto".
Il decreto Liquidità stringe le maglie delle garanzie del Fondo centrale Pmi per le garanzie al 90% per rispettare i vincoli del Temporary Framework europeo sugli aiuti di Stato.
Sono stabiliti i limiti.
L’importo dei prestiti non potrà superare, alternativamente:
Le due buone notizie nell’ambito del lavoro sono spiegate dal ministro competente in materia, Nunzia Catalfo: “Con la prima, allarghiamo le tutele previste dal Cura Italia anche a tutti i lavoratori che sono stati assunti dopo il 23 febbraio e fino al 17 marzo i quali, in questo modo, potranno accedere alle varie forme di sostegno al reddito. Con la seconda, eliminiamo il pagamento dell’imposta di bollo che le aziende, secondo la vecchia normativa, avrebbero dovuto versare per presentare la domanda di Cassa integrazione in deroga”.
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