I finanziamenti a fondo perduto previsti in favore dei professionisti non spettano a chi ha ricevuto il bonus 600 euro. Infatti, le partite Iva iscritte alla Gestione separata INPS, alle Casse di previdenza private e i lavoratori dello spettacolo non potranno cumulare i due aiuti pubblici.
È quanto dispone il “Decreto Rilancio”, approvato nel Consiglio dei ministri il 13 maggio 2020, che si appresta a compiere il suo iter legislativo.
Il “Decreto Rilancio” ha introdotto misure concrete e immediate di sostegno alle imprese e agli altri operatori economici con partita IVA, compresi artigiani, lavoratori autonomi e professionisti colpiti dall’emergenza sanitaria.
Tra le principali misure vi è un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita IVA, comprese le imprese esercenti attività agricola o commerciale, anche se svolte in forma di impresa cooperativa, con fatturato nell’ultimo periodo d’imposta inferiore a 5 milioni di euro.
Il contributo spetta se l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 è stato inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Per i soggetti che hanno iniziato l’attività a partire dal 1° gennaio 2019, il contributo spetta anche in assenza del requisito del calo di fatturato/corrispettivi.
L’ammontare del contributo è determinato in percentuale rispetto alla differenza riscontrata, come segue:
Il contributo non concorrerà alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi e sarà erogato, nella seconda metà di giugno, dall’Agenzia delle Entrate mediante accreditamento diretto in conto corrente bancario o postale intestato al beneficiario.
Il sostegno non spetta a coloro che hanno chiuso la loro attività entro il 31 marzo e, come detto in premessa, ai professionisti che hanno goduto del bonus 600 euro.
In materia di aiuti per i professionisti, il “Decreto Rilancio” ha esteso il credito d’imposta dei canoni di locazione per gli studi professionali, inizialmente previsto solo per le attività di impresa, anche agli esercenti arte o professione, con ricavi non superiori a 5 milioni di euro nel 2019.
Il sostegno prevede un credito d'imposta nella misura del 60% dell'ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale dell'attività di lavoro autonomo.
Escluse le norme sui lavori pubblici dal “Decreto Rilancio”. Dura la protesta dell’ANCE: “Non si può parlare di vero rilancio dell’economia - ha detto il presidente Gabriele Buia - senza misure concrete per sostenere gli investimenti pubblici e per sostenere le imprese che devono realizzarli”.
È stato espunto dal decreto tutto il capitolo degli appalti pubblici, comprese le misure per accelerare gli investimenti e per garantire pagamenti regolari alle imprese.
15.000 euro a fondo perduto per i professionisti che hanno aderito all'agevolazione “Resto al Sud”. La misura è stata inserita nel “Decreto Rilancio” al fine di salvaguardare la continuità aziendale e i livelli occupazionali delle attività finanziate dalla misura agevolativa. Per i soci d’impresa il contributo è invece pari a 10.000 euro.
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