Contagio da Coronavirus, responsabilità penale per il datore?

Pubblicato il 06 maggio 2020

Il contagio da Coronavirus, se contratto in azienda, è assimilato a infortunio sul lavoro e non a malattia. Tale conseguenza, secondo Confprofessioni, apre a potenziali profili di responsabilità anche penali per il datore di lavoro che non abbia adottato le misure necessarie a prevenire il rischio-contagio, con reati che possono arrivare a contemplare anche l’omicidio colposo.

Sul punto, il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi ha affermato che “chi non adotta le misure di sicurezza previste dai protocolli deve chiudere e su questo occorre essere inflessibili. Ma prima il Governo non può trasformarci in esperti di pandemie”.

Coronavirus, responsabilità in caso di contagio

La Confederazione italiana libere professioni giudica la scelta del governo di considerare il caso di contagio da Coronavirus come infortunio molto grave.

Entrare nel campo delle responsabilità penali dell’imprenditore per una pandemia globale per cui nessun governo è stato in grado di trovare finora rimedi efficaci e per cui non esiste ancora un protocollo condiviso nel mondo mi pare profondamente sbagliato”, spiega il vicepresidente dell'Associazione Industriale Bresciana Roberto Zini.

In ogni caso, sarà decisivo il pronunciamento del medico, che davanti alla segnalazione del contagio dovrà dare una prima valutazione sull’eventuale ruolo dell’azienda. Si tratta di un parere dirimente per avviare la pratica verso l’INPS (malattia) oppure l’INAIL (infortunio).

Tra l’altro, aggiunge il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli, “si tratta di un modo logicamente scorretto di affrontare il problema perché al di là di eccezioni particolari, come un focolaio specifico dovuto a negligenza conclamata, come si fa a dimostrare che il contagio sia avvenuto proprio in azienda? L’incubazione dura due settimane, le persone si spostano, in azienda sono presenti otto ore, non 24”.

Coronavirus, cambio di indirizzo del Governo?

I rappresentanti di Confindustria, a seguito delle forti preoccupazioni delle imprese e degli associati, si stanno muovendo nei confronti del Governo per fare in modo che le regole cambino. “Certo, si possono fare assicurazioni e assumere avvocati - spiega il presidente della Piccola di Como Walter Pozzi - ma avere costi in più è l’ultimo dei desideri in questa fase. Questa impostazione non ha alcuna logica e gli associati sono molto preoccupati”.

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