Cndcec e Cura Italia: compensazioni da sbloccare

Pubblicato il 18 marzo 2020

Con il Dl Cura Italia il Governo poteva osare di più, disponendo lo sblocco della compensazione dei crediti per imposte dirette dalla presentazione della dichiarazione.

Sono le parole del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, riferite alle misure importanti e pesanti prese con il Decreto Cura Italia.

Vista la situazione di enorme difficoltà, precisa il Presidente Cndcec, non è nelle intenzioni dei commercialisti criticare l’operato del Governo che, anzi, va sostenuto. Ma sulle varie sospensioni si poteva fare di più.

Ad iniziare “dallo sblocco della compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione della dichiarazione, rimuovendo il vincolo introdotto con l’ultima legge di bilancio che, nella situazione d’emergenza in atto, risulta ora del tutto anacronistico ovvero ancora dalla mancata sospensione per le rate in scadenza relative agli avvisi bonari”.

A questo punto, sostiene Miani, si confida sulle parole del ministro Gualtieri che ha annunciato l’emanazione di altri provvedimenti con nuove misure a sostegno di imprese e professionisti.

Dl Cura Italia. Sospensione dei versamenti troppo breve

Punti dolenti risultano essere la previsione della sospensione dei soli versamenti in scadenza nel mese di marzo per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 2 milioni di euro nonché la facoltà di non vedersi applicata la ritenuta sugli incassi dei soli ultimi quindici giorni di marzo per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 400 mila euro, se non si hanno dipendenti o collaboratori. Ci si augura che tali interventi, in sede di conversione del decreto, siano estesi e prolungati.

“Inaccettabili” sono anche le disposizioni riguardanti la sospensione dei termini processuali tributari e la proroga dei termini di accertamento.

Infatti agli enti impositori è stato concesso, in contrasto con il principio del giusto processo, un periodo di sospensione dei termini processuali di un mese e mezzo più lungo rispetto a quello stabilito per i contribuenti: fino al 31 maggio, per gli enti impositori, e fino al 15 aprile, per i contribuenti.

Anche “la proroga di due anni dei termini di accertamento in favore degli enti impositori risulta del tutto sproporzionata rispetto ai brevissimi periodi di sospensione dei termini previsti in favore dei contribuenti”.

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