Con sentenza n. 45637 depositata il 17 novembre 2015, la Corte di Cassazione, seconda sezione penale, ha annullato, su ricorso di un avvocato indagato per abuso d'ufficio, il provvedimento di convalida di un sequestro probatorio emesso nei sui confronti su materiale informatico ed altre pertinenze rinvenute presso il suo studio legale.
L'imputato faceva tuttavia presente, nel proprio ricorso, come il sequestro in questione fosse stato disposto a seguito di perquisizione presso il medesimo studio dove prestava attività professionale anche il collega nominato proprio difensore.
Per cui, la Cassazione ha ritenuto fondata l'eccezione, richiamando le guarentigie di cui all'art. 103 c.p.p. che non sono volte, ben inteso - hanno precisato gli ermellini - a tutelare chiunque eserciti la professione legale, bensì colui che formalmente riveste la qualità di difensore in forza di specifico mandato conferitogli secondo le forme di legge, essendo essenzialmente apprestate in funzione di garanzia del diritto di difesa dell'imputato.
Ora nel caso di specie, pare evidente – a parere della Corte – che le perquisizioni in oggetto vennero eseguite non solo negli uffici personali del ricorrente, ma anche nei locali utilizzati dagli altri professionisti - tra cui per l'appunto il collega/ difensore – che non potevano di certo non considerarsi comuni (si pensi alle pertinenze, all'archivio, alle sale riunioni, ecc).
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".