Cassa Forense ha invitato i Ministeri Vigilanti a riesaminare il proprio provvedimento di diniego rispetto all’approvazione, da parte del Comitato dei Delegati dell'Ente previdenziale, della delibera concernente l’estensione, al 2023, dell’esonero dal pagamento del contributo integrativo minimo, già sospeso nel periodo 2018/2022.
Lo si apprende da una nota diffusa dall'Ente di previdenza degli avvocati il 2 maggio 2023, concernente il provvedimento con cui i predetti ministeri, di fatto, hanno imposto la riscossione del contributo minimo integrativo obbligatorio per l'anno 2023.
La Cassa, nello scritto, rende noto anche, come preannunciato, di aver impugnato il provvedimento davanti al Tar del Lazio così da "garantire la tutela più ampia dei diritti dei propri iscritti".
La delibera di Cassa Forense - viene altresì rammentato - era funzionale all’entrata in vigore, dal 2024, della riforma strutturale della Previdenza forense, già all’esame degli stessi Ministeri.
In tale contesto, l'esonero avrebbe comportato un costo stimato in circa 25 milioni di euro, compatibile con gli equilibri finanziari di lungo periodo dell’Ente previdenziale privato.
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