Si è tenuta, ieri, a Firenze, la IV Conferenza Nazionale organizzata dall’Associazione italiana giovani avvocati (AIGA) sul tema la “Difesa dei non difesi”.
I non difesi da difendere sarebbero le vittime della violenza di genere, della situazione carceri, della mancata accoglienza.
Il presidente dei giovani legali, Alberto Vermiglio, nel suo intervento, ha parlato di una “svolta giustizialista già in atto”, soprattutto su questi temi, che partirebbe non solo dalla politica ma “da un sentimento sociale troppo diffuso”.
Secondo Vermiglio, si tratterebbe di pulsioni “espressione di una società spaventata”, che chiede pene esclusivamente afflittive e non più volte alla rieducazione del condannato.
Il suo auspicio rispetto alla riforma del processo penale è che non si intervenga solo per migliorare la procedura “ma anche a ricordare la finalità rieducativa della detenzione”.
Altro soggetto da difendere sarebbero – a detta del rappresentante Aiga – gli stessi avvocati, e ciò in considerazione delle numerose violazioni alla legge sull’equo compenso.
Sull’argomento, viene fatto riferimento al caso del regolamento del Comune di Pomezia, in aperta violazione della legge sul giusto compenso dei legali.
L’Aiga, nei giorni scorsi, si è espressa anche con riferimento al recente attacco informatico sferrato da Anonymous alle PEC di oltre 50mila avvocati italiani.
In un comunicato stampa del 21 maggio, l’associazione, proprio alla luce di questo attacco hacker, si interroga se non sia venuto il momento di riformare e semplificare il rito telematico.
I giovani avvocati giudicano molto grave quanto accaduto e ritengono opportuno iniziare a riflettere sui rischi derivanti dall’attuale conformazione del processo telematico e su come sia possibile superarli.
L’attacco alle caselle PEC ed il loro conseguente blocco cautelativo – si legge nella nota – “ha determinato un grave problema di gestione dei depositi in scadenza con una generalizzata situazione di incertezza per il rispetto dei termini processuali ponendo a serio rischio, in primis, i diritti dei cittadini”.
Gli avvocati sollecitano, quindi, l’adozione di uno strumento alternativo per il deposito degli atti, anche in caso di malfunzionamento della casella di PEC.
Richiamate, in detto contesto, le soluzioni già implementate in altri sistemi informatici nonché la delibera della Giunta Nazionale Aiga n. 5 del 16 marzo 2018 dove era stata individuata, nel sistema di deposito mediante upload diretto sul portale PSTGIUSTIZIA, una valida alternativa alle PEC.
Il tutto con proposta di renderlo unico sistema di deposito in ambito civile, amministrativo e tributario, al fine di superare l’attuale frammentazione dei riti telematici.
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