Non si è fatta attendere la reazione dei dottori commercialisti alle parole del Procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, espresse pochi giorni fa, a Firenze, nel corso del Congresso nazionale del Notariato.
Il discorso del Procuratore “sulla responsabilità a cui sono chiamati tutti i professionisti nell’interrompere i circuiti illegali e nel vigilare su ogni atto compiuto” è un monito importante anche se, di fatto, sembrerebbe non riconoscere questo impegno in egual misura a tutte le professioni italiane.
Immediata la reazione delle associazioni dei commercialisti, che hanno sentito l’esigenza di sottolineare come la cultura della legalità “non è patrimonio esclusivo dei notai”, in quanto anche i commercialisti, al pari dei notai, appartengono ad un albo professionale regolamentato e sono depositari delle fede pubblica.
Il Presidente di categoria Miani ha tenuto a ribadire che “i commercialisti italiani sono in prima linea nella battaglia per la legalità” e, quindi, sarebbe opportuno “evitare ragionamenti che potrebbero lasciare intendere che, sul fronte dell’impegno contro l’illegalità, esisterebbero di fatto professioni di serie A e professioni di serie B”.
Sottolinea Miani come “il Procuratore conosce bene, perché frutto anche di un lavoro comune tra il nostro Consiglio nazionale e la Direzione nazionale antimafia, il nostro impegno nella gestione dei beni sequestrati alle mafie e il lavoro serio e complesso che abbiamo portato avanti in questi anni per una piena applicazione del Codice Antimafia”.
Nel comunicato stampa congiunto ADC e ANC, dell’8 novembre 2019, infine, i Presidenti, Maria Pia Nucera e Marco Cuchel, concludono asserendo che “dal Procuratore Nazionale Antimafia avremmo sicuramente apprezzato un appello rivolto indistintamente a tutti i professionisti e ai cittadini a custodire con impegno e coraggio il bene della legalità, senza attribuire primati”.
Osservazioni alle affermazioni di De Raho sono arrivate anche dal Consiglio nazionale forense.
Il Presidente degli avvocati, Andrea Mascherin, ha ritenuto che le dichiarazioni del procuratore nazionale Antimafia “si prestano a diverse interpretazioni, di certo però difettano di un riconoscimento a tutti quei professionisti che esercitano con scrupolo e rigore morale la propria attività, come gli avvocati, ma non solo”.
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