La crescente considerazione per il favor veritatis – accertamento genitorialità biologica, oggi agevolato dalle nuove acquisizioni scientifiche nel campo della genetica – non necessariamente si pone in conflitto con il favor minoris, poiché, anzi, la verità biologica sulla procreazione costituisce una componente essenziale dell’interesse del minore, che si traduce nell'esigenza di garantire ad esso il diritto alla propria identità ed all'affermazione di un rapporto di filiazione veridico.
E’ quanto chiarisce la Corte di Cassazione, prima sezione civile, respingendo il ricorso del padre “legale” di un minore, che si era opposto all'accertamento della paternità naturale (su richiesta del padre biologico), chiedendo altresì che il bambino mantenesse il suo cognome.
Orbene nel caso di specie – concludono gli ermellini con sentenza n. 4020 del 15 febbraio 2017 – era stato accertato come la conoscenza della verità non avrebbe determinato alcun rischio di pregiudizio per il minore (come invece asserito dal ricorrente), tenuto conto che non era affatto posta in discussione l’importanza della relazione genitoriale con il padre legale; così come non era possibile compiere alcuna valutazione negativa circa il padre biologico, il quale, tra l’altro, aveva mostrato un serio interesse nei confronti del figlio.
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