Violazioni Diritti dell’Uomo In crescita

Pubblicato il 02 agosto 2016

Violazioni Cedu Più indennizzi nel 2015

Nel 2015 l’Italia ha dovuto versare circa 77 milioni a titolo di indennizzi per violazioni della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo. Si tratta dell’importo in assoluto più alto, versato dal nostro Governo per risarcire vittime di violazioni accertate tramite sentenze di condanna della Corte europea, a seguito di regolamenti amichevoli o dichiarazioni unilaterali.

L’importo complessivo per detti indennizzi è considerevolmente aumentato rispetto al 2014, dove l’Italia ha dovuto versare poco più di 5 milioni di euro. E detto maggior aggravio si spiega, presumibilmente, con le politiche di riduzione del contenzioso seriale poste in essere mediante piani di azione. Per cui il Governo è arrivato, da una parte, a chiudere diverse controversie in via transattiva, ma dall'altra è incorso in violazioni dei diritti dell’uomo per cui ha dovuto accordare risarcimenti.

Sull'importo complessivamente liquidato ha parimenti inciso la liquidazione di due “pesanti” sentenze: una del 2012 (Immobiliare Podere Trieste) con cui la Corte europea ha condannato l’Italia a versare ben 47 milioni, l’altra del 2014 (Società Pratolungo Immobiliare) a seguito della quale l’Italia ha dovuto versare ben 20 milioni.

Il dato positivo, invece, è che nel 2015 l’Italia è uscita dal gruppo dei dieci Stati con il maggior numero di condanne all'anno, arrivando a complessive 24 sentenze. Ed è inoltre diminuito il peso del nostro Paese per quanto riguarda gli affari pendenti, con un calo del 25% rispetto al 2014, che lo porta al quarto posto dopo l’Ucraina, la Federazione russa e la Turchia.

Modifiche legislative a seguito di condanna

Si segnala infine la forse più evidente modifica legislativa nel nostro ordinamento, intervenuta proprio a seguito di una sentenza di condanna per l’Italia (pronuncia Oliari). Si tratta della Legge 76/2016 con cui si è colmata la lacuna circa il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto.

Non si è ancora altrettanto proceduto, invece – nonostante la condanna dell’Italia nel caso Cestaro – con l’introduzione del reato di tortura.

E’ tutto quanto emerge dalla Relazione annuale sull’esecuzione delle pronunce della Corte europea dei Diritti dell’Uomo nei confronti dell’Italia, presentata dal Dipartimento Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con riferimento all’anno 2015.

 

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