Il faticoso cammino per la conquista dei diritti di lavoratore intrapreso da UNAGIPA raggiunge “una prima fondamentale tappa e rende più semplice e lieve la fiduciosa attesa del deposito della sentenza”.
E’ così che l’Unione nazionale dei giudici di pace ha accolto e diffuso sul proprio sito le recenti conclusioni dell’Avvocato generale Ue rese nell’ambito della causa C‑658/18, per come si legge in una nota datata 24 gennaio 2020.
Conclusioni - si rammenta - con le quali è stato proposto, alla Corte di giustizia, di considerare il giudice di pace italiano come un lavoratore ai sensi della direttiva sull’orario di lavoro, riconoscendogli il diritto a 4 settimane di ferie annuali retribuite.
“Quanto ancora i giudici di pace dovranno attendere per ottenere un complessivo adeguato riconoscimento nell’ordinamento interno quali giudici europei ai sensi del 267 TFUE?” si chiede ancora l’UNAGIPA, nel ricordare quanto sancito nella sentenza della Corte di Giustizia C - 64/16.
In questa – viene sottolineato nella nota dei giudici di pace – è stato riconosciuto che la garanzia di indipendenza, intrinseca alla funzione giurisdizionale si impone non soltanto a livello dell’Unione, per i giudici dell’Unione e gli avvocati generali della Corte, come previsto dall’articolo 19, paragrafo 2, terzo comma, TUE, ma anche a livello degli Stati membri, per i giudici nazionali.
Le forze parlamentari e governative interne – conclude l'Unione – “dovranno giocoforza prenderne atto”.
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