La Manovra Finanziaria 2025 è vicina all'approvazione finale che dovrebbe arrivare entro il 31 dicembre 2024.
Nel testo inizialmente approvato dal Consiglio dei Ministri, all'articolo 112 era prevista l'introduzione di un revisore del Ministero dell'Economia e delle Finanze nelle società che ricevono ingenti contributi pubblici (si parlava di 100mila euro).
Questa disposizione ha suscitato numerose polemiche, attirando le critiche dei sindacati e del Consiglio Nazionale dei Commercialisti, i quali hanno richiesto la rimozione di tale articolo che imponeva l'inserimento di un ispettore del MEF nelle aziende beneficiarie di aiuti di stato.
Dopo varie modifiche al testo originario della norma, si è arrivati, con emendamento approvato il 17 dicembre 2024, a quella che dovrebbe essere la disposizione finale.
Vediamo i cambiamenti.
La Commissione Bilancio della Camera ha ratificato un emendamento all'articolo 112 del disegno di legge, giungendo a una versione definitiva dopo varie modifiche.
I primi due paragrafi dell'articolo 112 sono stati eliminati e si è aggiunto il nuovo paragrafo 3-bis.
Quest'ultimo stabilisce che gli organi di controllo, sia esistenti sia futuri, di società, enti, organismi e fondazioni che ricevono contributi significativi dallo Stato, anche indirettamente e in qualsiasi forma, sono tenuti:
Dunque, non sarà più necessario inserire un rappresentante del Ministero dell'Economia e delle Finanze all'interno degli organi di controllo. Sarà invece compito dei revisori contabili sorvegliare l'impiego dei contributi e inviare annualmente una relazione al Ministero dell'Economia.
Inoltre, è stato eliminato il riferimento a un importo annuo di 100mila euro, come previsto nel precedente disegno di legge: la cifra dovrà essere determinata tramite un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Economia, nei primi 90 giorni del 2025.
La riscrittura della norma è stata salutata con favore dai commercialisti il cui Presidente, Elbano de Nuccio, si è così espresso: “La nuova formulazione conferma sostanzialmente l’insostituibile ruolo di garanzia del pubblico interesse svolto dai commercialisti italiani nello svolgimento della funzione di revisori dei conti”.
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