Risponde del reato di estorsione il datore di lavoro che costringe il dipendente a restituire parte dello stipendio dietro minaccia di licenziamento.
Con sentenza n. 41985 del 7 novembre 2022, la Seconda sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso di due imputati, accusati di estorsione per aver costretto una dipendente, in qualità di datori di lavoro, alla parziale restituzione di quanto dalla stessa percepito a titolo di stipendio mensile, con la minaccia del licenziamento
Nel rigettare le doglianze dei ricorrenti, la Suprema corte ha ritenuto plausibili le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata: i giudici di merito, richiamati gli elementi in fatto, li avevano correttamente valutati, in considerazione anche della documentazione acquisita agli atti e della testimonianza di altre due dipendenti, soggette allo stesso trattamento economico della lavoratrice.
Erano state giudicate inconsistenti, in tale contesto, le tesi con cui la difesa aveva asserito una diversa causale della consegna di denaro e l'inesattezza dei conteggi sull'ammontare effettivo delle retribuzioni.
La Corte, accertata la natura concorsuale dell'azione criminosa, aveva considerato rilevante, per escludere che si trattasse di un'ipotesi di tentativo, il fatto che il denaro estorto fosse stato consegnato dalla vittima all'estorsore o a persona da lui incaricata, consapevole del ruolo di intermediario, e ciò, nonostante fosse stato predisposto, nell'immediato, l'intervento della Polizia, con arresto del reo e restituzione della cosa estorta.
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