Sul sito dell'Associazione nazionale dei commercialisti, in data 4 dicembre 2017, è stato pubblicato un comunicato congiunto ANC – Confimi contenente alcune considerazioni sul nuovo spesometro.
Analizzando circa 1.300 risposte raccolte con il sondaggio promosso da ANC e Confimi (la cui fase di raccolta è ancora in corso di svolgimento), le conclusioni a cui le parti sono giunte non sono affatto soddisfacenti.
L'associazione dei commercialisti insieme alla Confederazione dell'Industria Manifatturiera Italiana e dell'Impresa Privata è arrivata ad una bocciatura dello spesometro, evidenziando non solo i problemi tecnici che hanno accompagnato il primo appuntamento con le semplificazioni legate alla comunicazione dati fatture del 1° semestre 2017, ma anche i notevoli costi per gli operatori.
Oltre ai problemi di privacy, infatti, l'adempimento è risultato molto oneroso e il prezzo di tale disagio, ancora una volta, è stato ingiustamente sopportato dalle imprese e dai professionisti, come ha evidenziato Flavio Lorenzin, Vicepresidente di Confimi Industria con delega su fisco e semplificazioni.
Secondo quanto emerge da un primo report, il primo appuntamento del nuovo spesometro è costato mediamente alle imprese circa 5 giornate di lavoro a cui vanno aggiunti gli adeguamenti dei software gestionali che fanno salire a circa 2.100 euro il costo del primo adempimento. Per i professionisti, invece, le giornate salgono a 22 negli studi professionali, per un costo di non meno di 5.300 euro.
Moltiplicando tutte queste informazioni per il totale dei contribuenti interessati dallo spesometro (da 5,1 a 6 milioni) si arriva a stimare che (esclusi i costi per gli adeguamenti tecnologici) il primo appuntamento con il nuovo adempimento è costato agli operatori una somma che oscilla dagli 800 milioni a 1,2 miliardi di euro.
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