Sciopero commercialisti, rimessione dei termini. Le sigle scrivono a Mattarella

Pubblicato il 19 dicembre 2019

“Illustrissimo Signor Presidente, ci rivolgiamo a Lei in ultima istanza, chiedendo la Sua attenzione dopo che le nostre legittime richieste sono rimaste inascoltate dalle Istituzioni, a tutti i livelli”. Inizia così la missiva, datata 17 dicembre 2019, delle sigle dei commercialisti (Adc – Aidc – Anc – Andoc – Fiddoc – Sic - Unagraco – Ungdcec – Unico) al presidente Mattarella.

Segue le vicende dello sciopero, di comparto degli iscritti agli ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, del 30 settembre 2019.

“Lo sciopero - si spiega nella lettera - è stato organizzato e si è svolto nel pieno rispetto dei termini e delle adempienze richieste dal Codice di Autoregolamentazione delle astensioni collettive dalle attività svolte dai Dottori Commercialisti e dagli Esperti Contabili, il cui articolato punta a ridurre al minimo il disagio effettivo del contribuente”.

Le sigle lamentano di non essere state ascoltate né dall’Agenzia delle Entrate né dal Ministero dell’Economia e Finanze, cui si sono rivolti a ottobre, in merito alla richiesta di rimessione in termini (“atto dovuto”, sottolineano le scriventi) per quei professionisti che, aderendo allo sciopero, hanno presentato il proprio modello F24 con due giorni di ritardo.

Pertanto, dal momento che “le nostre legittime richieste, invece, sono state disattese e a nulla sono valse le successive richieste di attivazione inviate all’Agenzia da tutte le sigle”, si legge nella missiva, “Ci rivolgiamo a Lei, Presidente, poiché viene leso e negato un diritto costituzionalmente riconosciuto e garantito, quello dell’astensione collettiva, nonostante sia stato esercitato nel rigoroso rispetto di tutte le condizioni e le procedure previste. Siamo dunque a chiederLe di intervenire affinché venga riconosciuta la rimessione dei termini per i Commercialisti che abbiano partecipato allo sciopero, sì da ripristinare lo Stato di diritto”.

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