Si può arrestare "in flagranza" anche se sono trascorse circa 34 ore dal fatto di reato.
A tale conclusione è giunta la Corte di Cassazione, quarta sezione penale, con sentenza n. 34712 depositata il 10 agosto 2015, accogliendo il ricorso del Procuratore della Repubblica, contro l'ordinanza con cui il G.i.p. aveva convalidato l'arresto di un soggetto accusato di omicidio colposo con violazione della disciplina stradale.
In particolare, il Gip aveva ritenuto detto arresto illegittimamente eseguito dagli operatori (ovvero, fuori dai casi di flagranza), in quanto avvenuto a circa 34 ore dal sinistro stradale.
La Cassazione, nell'accogliere le censure avverso la pronuncia, ha precisato come l'inseguimento del reo ai fini dell'arresto in flagranza, debba essere inteso in senso più ampio di quello etimologico (precisamente, attività di chi tallona, incalza a vista, corre dietro). Si tratta in realtà di un concetto comprensivo anche dell'attività di ricerca immediatamente successiva - pur se non tempestivamente conclusa – purché protratta senza soluzione di continuità.
Viene dunque recepito il concetto di "quasi flagranza", che sia cioè temporalmente estesa e prolungata nel tempo.
Ora, nel caso di specie – ha chiarito la Corte – è indubbio che gli operanti siano intervenuti subito dopo la commissione del fatto e da quel momento in poi, non risulta esservi stata alcuna interruzione delle ricerche del responsabile del sinistro. Sicché l'arresto in questione va ritenuto pienamente legittimo e l'ordinanza del Gip, dunque, convalidata.
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