I finti forfetari e i casi di frode nell’ingresso e permanenza nel regime di favore hanno i giorni contati.
Il Fisco sta mettendo in atto una campagna di controlli per scoprire tutte le irregolarità e le eventuali fruizioni indebite della flat tax al 15% o al 5% nel caso di start up.
Gli interventi dell’Amministrazione finanziaria si articoleranno lungo due direttrici:
accessi presso le sede;
attività di analisi di rischio sulla base del patrimonio informativo disponibile.
Le verifiche interesseranno sia i contribuenti che sono entrati quest’anno nel regime di favore, sia coloro che già ne beneficiano.
Lo si apprende dalla risposta al question time del 3 luglio 2019 in Commissione Finanze alla Camera, fornita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’intervento ministeriale è stato richiamato da alcune segnalazioni fatte dai deputati, che hanno evidenziato alcune lacune nella flat tax che possono alimentare comportamenti evasivi o elusivi da parte delle partite Iva.
Nello specifico, è stata evidenziata la prassi della traslazione del fatturato dell’attività esercitata in forma societaria a quella della ditta individuale, oppure la possibilità per il forfettario di poter cedere parte dei propri ricavi o compensi ad un altro contribuente al fine di “pagare” entrambi il 15% di imposte.
Sul dubbio legato al passaggio dalla forma societaria a quella individuale, il Mef ha sottolineato come il “comportamento elusivo non è legato necessariamente a una 'trasformazione' di società in ditte individuali”, dal momento che si potrebbe ricorrere ad un qualsiasi altro soggetto terzo per fatturare gli importi eccessivi di ricavi e compensi e rimanere, così, sotto la soglia limite di accesso al regime dei 65mila euro.
L’Amministrazione finanziaria, dal canto suo, ha ribadito come le ordinarie attività di controllo saranno, comunque, sufficienti a far emergere eventuali esercizi ingannevoli di impresa o professione e i casi di frode più grave.
Tuttavia, proprio l’ampliamento della platea dei beneficiari ad opera della Legge di bilancio 2019, sta spingendo il Fisco ad intensificare i controlli sulle partite Iva, per scovare tutti quei soggetti che non possiedono realmente i requisiti per accedere al regime forfetario.
Come anticipato, due saranno le vie che verranno perseguite. I controlli verranno effettuati attraverso:
accessi diretti, che comportano verifiche presso gli esercizi commerciali, le botteghe artigiane, gli studi professionali in cui si svolgono le attività;
analisi del rischio per individuare sulla base delle informazioni in Anagrafe tributarie i contribuenti che hanno messo in atto un comportamento scorretto per accedere o restare nella flat tax.
Sempre nel corso del question time di ieri, in un’altra risposta il Ministero dell’Economia ha elencato le misure già in atto e quelle che saranno utilizzate nei prossimi mesi ai fini del contrasto dell’evasione fiscale.
Tra queste si annoverano il ricorso all’analisi di rischio, all’utilizzo dei big data e alla condivisione della Superanagrafe dei conti correnti anche alla Guardia di Finanze, come voluto dal decreto fiscale (Dl 119/2018), che ha stabilito, inoltre, anche la conservazione decennale dei dati di sintesi delle transazioni finanziarie comunicate da banche, Poste e altri intermediari.
Con riferimento sempre alle partite Iva e ai soggetti di medie dimensioni, che non sono tenuti ai nuovi Isa, si prevedono controlli annuali che verranno effettuati attraverso l’elaborazione e l’incrocio dei dati della Superanagrafe e degli altri dati acquisiti in Anagrafe tributaria, mettendo - per esempio - a confronto le entrate e uscite sui conti correnti con quanto fatturato e poi dichiarato, sfruttando anche le informazioni ora disponibili grazie alla fatturazione elettronica.
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