Il primo congresso unitario della categoria di ragionieri e dottori commercialisti, che si è tenuto ieri, si è aperto con la promessa fatta dal viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, di istituire una consulta permanente per istituzionalizzare il dialogo tra professionisti e Governo prima dell’emanazione di nuove norme fiscali. Per decreto. Il via libera ad un organo che istituzionalizzi il dialogo tra i professionisti (che svolgono il ruolo di intermediari tra il Fisco e i contribuenti) e il Governo ha naturalmente l’obiettivo di evitare l’approvazione di norme mal costruite, che poi magari devono essere corrette nel giro di pochi giorni, come è successo di recente in materia immobiliare o nella riforma delle imposte di successione. In realtà, Visco ha dovuto difendersi da una platea numerosa e molto agguerrita. Molte, infatti, sono state le critiche avanzate contro le ultime misure fiscali – i decreti legge 223 e 262, più – che secondo i commercialisti appaiono dettate da troppi pregiudizi soprattutto verso gli autonomi. Dalle professioni avanza, quindi, la richiesta di un quadro di politica fiscale improntata al rigore, semplicità ed efficienza. In ogni caso, comunque, non deve essere penalizzata la crescita economica. Tra le richieste avanzate dai commercialisti vi è quella di salvaguardare il principio di irretroattività delle norme fiscali per non calpestare i diritti dei contribuenti e non cambiare le carte in tavola quando il gioco è già iniziato. Le norme sulla tracciabilità dei compensi e sull’obbligo di depositare le somme su un conto corrente, invece, sono state giudicate persecutorie. Infine, si è chiesta l’abolizione per mancato funzionamento degli studi di settore applicati ai professionisti. Ma, nel caso mancasse la volontà politica, i commercialisti hanno chiesto almeno di reinserire la regola del “2 su , cioè di essere sottoposti a verifica qualora i ricavi dichiarati siano inferiori al valore puntuale di Gerico per due anni su tre anzichè per un solo anno.
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