A pochi giorni dall’entrata in vigore delle nuove regole in materia di trattamento dei dati personali, prevista per il prossimo 25 maggio, il mondo produttivo italiano fa sentire la propria voce per avere certezze su come comportarsi.
Il 10 maggio 2018, Confindustria, Abi, Ania, Assonime e Confcommercio hanno inviato due lettere al Garante per la protezione dei dati personali e al Governo (rispettivamente indirizzate al Dipartimento affari legislativi di Palazzo Chigi e al ministero della Giustizia), con l’obiettivo di ottenere - in vista della scadenza del 25 maggio - a beneficio delle imprese “le necessarie certezze applicative”.
Entrambe le missive sottolineano la necessità che venga chiarito il quadro normativo in materia di privacy, con l’approvazione in via definitiva del decreto attuativo del Regolamento Ue, e che vengano tradotte in un impegno formale le parole del Garante che ha aperto la strada, nei giorni scorsi, ad un approccio “equilibrato e pragmatico” nella prima fase di applicazione.
In particolar modo, la preoccupazione del mondo produttivo è dettata dal fatto che nonostante l’imminente operatività del nuovo Regolamento Ue in materia di privacy (Regolamento Gdpr n. 679/2016), il quadro normativo interno a cui le imprese dovranno fare riferimento è ancora caratterizzato da molte incertezze. Ciò a causa, soprattutto, del notevole ritardo registrato nell’attuazione della delega per l’adeguamento della disciplina nazionale.
Si ricorda che per coordinare il Regolamento e la normativa nazionale, la Legge di delegazione europea (legge 163/2017) ha affidato all’Esecutivo una delega di sei mesi, che scadrà il prossimo 21 maggio. Il Ministero della Giustizia ha, così, predisposto un decreto legislativo, che è stato approvato dal Consiglio dei ministri in via preliminare e salvo intese il 21 marzo scorso.
Le preoccupazioni nascono dal fatto che il suddetto decreto – sebbene manchino pochi giorni alla scadenza - al momento non è stato ancora ufficializzato.
Proprio ieri, Palazzo Chigi ha inviato il decreto al Parlamento e al Garante, che ora dovranno esprimere il parere.
L’Iter, dunque, è avviato e l’auspicio di tutti è che il doppio esame si concluda in tempi rapidi, così da consentire al Governo di pronunciare il via libera definitivo entro la scadenza del 21 maggio 2018.
I tempi sono molto stretti e le Commissioni speciali di Camera e Senato ed il Garante devono mettersi subito al lavoro, se si vuole dare una possibilità al decreto di raggiungere il traguardo del 25 maggio.
Il dubbio sollevato dagli imprenditori nelle missive è che proprio tutte queste incertezze rallentino le attività di compliance, di per se molto articolate, “con il rischio molto concreto di arrivare al prossimo 25 maggio senza averle ultimate o, comunque, senza avere le necessarie certezze applicative”.
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