“Economisti e giuristi insieme”. E’ questo il nome della nuova associazione che riunisce avvocati, commercialisti e notai. Ad annunciarlo, i presidenti dei rispettivi organismi professionali – Andrea Mascherin, per il Consiglio nazionale forense; Salvatore Lombardo, per il Consiglio nazionale del Notariato e Massimo Miani, per il Consiglio nazionale Dottori commercialisti Esperti contabili – durante il Convegno tenutosi a Verona il 17 novembre 2017, intitolato “La responsabilità Professionale di avvocati, commercialisti e notai”.
Per i presidenti, vista la comunanza di interessi, l’alleanza tra comparti professionali omogenei e contigui, diviene strategica per concentrarsi su obiettivi rilevanti per i rispettivi Ordini, mettendo “in archivio” le tentazioni del passato di invadere le competenze reciproche. Una siffatta sinergia, d’altra parte, serve anche per realizzare leggi migliori. Non a caso il primo segnalato obiettivo della nuova “triplice professione” è quello di preparare una esaustiva proposta di legge articolata in punti comuni, da inserire nel programma politico per le prossime elezioni.
Non appare una coincidenza, il fatto che detta alleanza si realizzi proprio in vista dell’approvazione della legge sull’equo compenso; una normativa che, essa stessa, attesta un nuovo spirito di intesa tra categorie professionali affini. Lo stesso Presidente del Consiglio dei commercialisti ha riconosciuto l’importanza dell’iniziativa “sull’equo compenso” intrapresa dal Consiglio nazionale forense, che ha aperto la strada ad altre categorie professionali, compresi i commercialisti. Miani rammenta altresì come siano diversi i punti di contatto tra avvocati e commercialisti; non solo i lavori aperti sull’equo compenso, ma anche – per fare solo un esempio - il tema della qualificazione professionale, che passa attraversi le specializzazioni.
Di sinergie ed iniziative da assumere in comune, ce ne sono anche tra avvocati e notai, annuncia il presidente del Consiglio nazionale del Notariato dal palco del Convegno. Sebbene i notai non siano direttamente “toccati” dalle norme sull’equo compenso, il tema generale li vede tuttavia coinvolti, per il fatto che essi “sono chiamati a svolgere una costante funzione di garanzia dalle inevitabili, significative ricadute in termini di costi sugli studi. Eppure – prosegue Lombardo - non esistono riferimenti minimi di compenso idonei ad assicurare la sostenibilità dei nostri oneri. Tali fasce di compenso ci sono in tutta Europa, non da noi”. Ma con l’equo compenso la tutela delle professioni compie indubbiamente un passo decisivo.
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