Post Voucher: libretto per le famiglie, contratto per le imprese

Pubblicato il 19 maggio 2017

Spinto dai diversi correttivi parlamentari sulla disciplina del lavoro occasionale, presentati in sede di conversione in legge del maxi-decreto sulla Manovra fiscale, il Governo sta elaborando una proposta, che dovrebbe sostituire completamente l'abrogata disciplina dei voucher e che molto presto sarà presentata alle parti sociali.

Così, mentre da una parte appare chiaro l'impegno dell'Esecutivo a disciplinare il lavoro accessorio, dall'altra, non mancano le tensioni da parte di alcuni gruppi parlamentari assolutamente contrari alla reintroduzione "in modo truffaldino" dei voucher, dicendosi pronti ad uscire dalla maggioranza di Governo, soprattutto se si deciderà di procedere con la fiducia.

Di fronte ad un'urgenza, si auspica infatti che il Governo proceda con la prassi del decreto legge ad hoc, così da avere almeno 60 giorni di tempo per poterlo esaminare in Aula.

La proposta allo studio del Governo

L'ipotesi che il Governo starebbe elaborando, per sostituire l'abrogata normativa sui voucher, prevede due strade differenti per famiglie ed imprese.

Per le famiglie, la proposta allo studio è quella di un “libretto” completamente online: qui il committente, come pure il prestatore, dovranno indicare nome e cognome, codice fiscale e Iban. Si sta valutando anche l'idea di introdurre un tetto massimo ai compensi: ogni famiglia potrebbe utilizzare la procedura online fino ad un massimo di 2.000 – 2.500 euro all'anno.

Ma le vere novità riguardano, in particolar modo, il mondo imprenditoriale, anche se queste novità mostrano già vincoli più stringenti per le imprese, rispetto alla precedente normativa sui buoni lavoro.

Per le imprese sono, infatti, pensati contratti di lavoro online e semplificati, a favore soprattutto delle piccolissime aziende con un massimo di 5 dipendenti.

Inoltre, si starebbe pensando anche all’introduzione di un tetto unico di 5mila euro per singolo datore, che eventualmente si potrebbe elevare a 10mila euro in caso di “assunzione” di particolari categorie di lavoratori (come disoccupati e studenti).

Per l'Esecutivo, tale tetto è pensato per contrastare sul nascere qualsiasi tentativo di costituire linee di attività imprenditoriali strutturate con soli lavoratori occasionali.

Ancora, il lavoro accessorio dovrebbe essere precluso in edilizia e nelle "attività pericolose" (scavi-estrazioni e miniere), e dovrà, inoltre, essere completamente tracciabile, con l’indicazione obbligatoria, in fase di “prenotazione”, di tutti gli estremi per riconoscere azienda e utilizzatore, oltre a tempo e luogo di svolgimento della prestazione.

Le critiche non si sono fatte attendere. Con la precedente normativa, non c’erano limiti per i datori di lavoro, dato che ogni azienda – di qualsiasi dimensione - doveva rispettare solo il tetto di 2mila euro a lavoratore da retribuire con i buoni. Mentre, con le disposizioni in esame, si passa dal buono ad un vero e proprio contratto di lavoro e, anche, il fissare un numero massimo di addetti per azienda non piace, in quanto esigenze imprevedibili e occasioni - che potrebbero richiedere l'ausilio del lavoro accessorio - si possono presentare per qualsiasi azienda, anche di più grandi dimensioni.

Split payment allargato e tempi dei rimborsi accelerati

Il confronto tra maggioranza e Governo sugli emendamenti alla Manovra correttiva all’esame della commissione Bilancio della Camera si è concentrato anche su altri temi fiscali non meno importanti.

Fissata la road map della Manovra in Commissione, la valutazione nel merito degli emendamenti partirà nel pomeriggio di lunedì 21 maggio, per chiudersi tra venerdì notte e sabato mattina al massimo, con l’obiettivo già fissato di inviare il testo rivisto e corretto all’Aula lunedì 29 maggio.

Uno dei punti maggiormente dibattuti è stato quello dell’allargamento dello split payment ai professionisti e dei possibili rischi di allungamento dei tempi dei rimborsi Iva ai fornitori della Pa e delle società pubbliche obbligati ora alla “scissione contabile”.

L'ipotesi che si sta valutando e sulla quale si potrebbe trovare l'intesa tra maggioranza e Governo è quella secondo la quale l’Iva sarà versata direttamente dalla Pa e dalle società pubbliche per un 70%, mentre per il restante 30% resterà nella disponibilità dei professionisti. Una sorta di split payment con lo sconto, le cui modalità di applicazione verranno fissate da un successivo provvedimento del MEF.

Inoltre, per ridurre i tempi di erogazione, si punta a tagliare la seconda fase di lavorazione dei rimborsi consentendo all'Agenzia delle Entrate di liquidare direttamente le somme richieste da imprese e cittadini, in modo così da accorciare di 30-40 giorni i tempi di erogazione.

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