Emanato lo scorso 1° dicembre dal Ministero del lavoro, di concerto con quello delle finanze, il decreto che ridetermina i coefficienti di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica per il biennio 2023-2024.
L’art. 1, comma 11, della L. n. 335/95, come modificato e integrato dall’art. 1, commi 14 e 15 della L. n. 247/2007 prevede infatti che il Ministero del lavoro, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, provveda alla rideterminazione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica.
Inoltre, l’art. 24, del D.L. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 214/2011, ha stabilito che:
La revisione dei coefficienti deve peraltro avvenire sulla base delle rilevazioni demografiche e dell’andamento effettivo del tasso di variazione del PIL di lungo periodo rispetto alle dinamiche dei redditi soggetti a contribuzione previdenziale, rilevati dall’Istat.
I coefficienti servono quindi per determinare la quota contributiva della pensione dal 2012 in poi per chi può vantare almeno 18 anni di contributi versati al 1995, mentre per chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996 o aveva meno 18 anni di contributi al 1995 la quota contributiva parte dal 1996.
Con riferimento ai dati comunicati dall’Istat si è, quindi, proceduto all’aggiornamento dei coefficienti per le età 57-71 d aapplicare per chi andrà in pensione nel prossimo biennio, tenendo conto delle variazioni intervenute nelle probabilità di morte, nelle probabilità di eliminazione per morte o nuove nozze/nuova unione civile del coniuge/partner superstite, nel differenziale medio di età fra i coniugi/uniti civilmente al decesso del partner nonché nelle probabilità di lasciare famiglia, desunte dalla distribuzione relativa di frequenza dei decessi per età in anni compiuti, sesso e stato civile.
Poiché in passato la vita media si allungava i coefficienti venivano aggiornati al ribasso, mentre per il biennio 2023-2024, soprattutto grazie all’aumento della mortalità causato dalla pandemia da covid-19, detti valori sono aumentati determinando così per la prima volta un maggiore rendimento del montante contributivo.
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