Un altro passo avanti verso l'introduzione del salario minimo. Il Parlamento europeo ha infatti approvato ieri la risoluzione del 10 febbraio 2021 sulla riduzione delle disuguaglianze con particolare attenzione alla povertà lavorativa con la quale chiede un salario minimo, condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali e maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata.
Si parte dalle disuguaglianze e dalla povertà cd lavorativa. I dati europei sono allarmanti. Nel 2018 il 9,4% dei lavoratori europei era a rischio di povertà.
Un lavoratore su sei nell'UE percepisce poi un salario basso e le donne guadagnano mediamente il 15 % in meno degli uomini. Particolarmente a rischio di povertà lavorativa sono alcune categorie di lavoratori precari gli stagionali.
Non va meglio sul fronte della contrattazione collettiva, la cui copertura è scesa nel corso degli ultimi tre decenni da una media del 46% ad una del 32%.
In almeno 14 Stati membri dell'UE il 50% dei dipendenti lavora senza un contratto collettivo. Inoltre il 40% dei paesi europei non permette ai lavoratori di aderire ai sindacati, il 68% ha violato il diritto di sciopero e il 50% ha violato il diritto alla contrattazione collettiva.
Aumenta il lavoro atipico e precario soprattutto tra le persone con disabilità. E la povertà lavorativa colpisce anche i giovani professionisti con un elevato livello di istruzione che devono spesso farei conti con un alto tasso di disoccupazione giovanile e salari bassi.
La pandemia di COVID-19 ha evidenziato l'esigenza di una protezione sociale più inclusiva che copra tutti i tipi di lavoratori, in particolare i lavoratori autonomi e i lavoratori delle piattaforme digitali.
Con la risoluzione del 10 febbraio 2021, il Parlamento UE prende atto e accoglie la proposta di direttiva UE presentata dalla Commissione per garantire salari minimi legali adeguati ai lavoratori e, laddove applicabili, che siano sempre fissati al di sopra della soglia di povertà, nel rispetto delle pratiche nazionali e tenendo conto della loro incidenza sulla competitività, sulla creazione di posti di lavoro e sulla povertà lavorativa.
I deputati Ue chiedono poi che gli Stati membri attuino misure volte a garantire che i datori di lavoro non adottino prassi che prevedono la deduzione dai salari minimi dei costi necessari per l'esecuzione del lavoro, come l'alloggio, gli indumenti necessari, gli strumenti, i dispositivi di protezione personale e altre attrezzature.
Un altro capitolo importante è quello dedicato ai lavoratori della gig economy.
Il Parlamento Ue constata le conseguenze sociali del lavoro tramite piattaforma, in particolare il fatto che i lavoratori non godono dei diritti del lavoro e delle protezioni sociali al pari di altri lavoratori.
Si prende atto dell'intenzione della Commissione di adottare una proposta legislativa sui lavoratori delle piattaforme digitali e si ritiene necessario l'adozione di un quadro legislativo volto a regolamentare le condizioni del telelavoro all'interno dell'UE, al fine di garantire condizioni lavorative e occupazionali dignitose nell'economia digitale, contribuendo in tal modo a ridurre le disuguaglianze e ad affrontare la povertà lavorativa.
I parlamentari UE invitano, in particolare, la Commissione a:
Gli Stati membri sono invitati a recepire rapidamente la direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare e a darle piena attuazione.
Il Parlamento Ue incoraggia inoltre gli Stati membri a rafforzare i sistemi di contrattazione collettiva e a garantire i diritti sindacali nonchè una protezione sociale minima per tutte le fasce di età.
Si invitano infine la Commissione e gli Stati membri a:
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