Nel discorso tenuto nella giornata conclusiva del meeting Comunione e Liberazione, il Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha espresso il suo parere favorevole alla riduzione delle tasse annunciata dal Premier Renzi, non senza, però, prima aver espresso il suo disagio per la situazione che l'Italia sta attraversando.
Le cifre di crescita ferme da tempo allo “zero virgola” non piacciono al Ministro, che sottolinea come negli ultimi 20 anni l'Italia non abbia avuto tassi di crescita degni della ricchezza del Paese, perché non si sono affrontati gli ostacoli strutturali. Quindi, per evitare che la ripresa della crescita continui a restare debole e insoddisfacente, Padoan afferma che serve un intervento macroeconomico ma soprattutto microeconomico che riesca a cambiare i comportamenti delle imprese e delle famiglie.
A tal proposito, quindi, il Ministro ha ricordato quali sono i punti fermi della politica di crescita del Governo, che è incentrata soprattutto su una grande agenda di riforme strutturali, sulla volontà di migliorare il mercato del lavoro, il sistema di giustizia civile, la pubblica amministrazione e la scuola, che è la chiave per creare il capitale umano.
Insomma, un'agenda piena di riforme da introdurre, ma soprattutto da attuare che sembrano costituire il percorso obbligato per la prossima legge di stabilità.
Per le famiglie è prevista l'eliminazione per tutti delle tasse sulla prima casa. Per le imprese, invece, oltre all'abbassamento dell'Ires, sono allo studio forme di facilitazioni fiscali da applicare al Sud.
Si tratta di interventi da realizzare in modo graduale, con un “orizzonte temporale di medio termine”, dunque, entro il 2018 (termine della legislatura attuale). Ma, sopratutto, ciò che conta è che la riduzione del carico fiscale sia credibile e permanente. E per raggiungere questo obiettivo non c'è altra strada – secondo Padoan – che agire attraverso la spending review, ossia l'abbattimento delle spese. Se le esigenze diminuiscono, infatti, c’è uno spazio sicuramente più credibile per la riduzione delle tasse.
Il punto su cui deve lavorare il Governo e a cui dovrà dare delle risposte, già entro le prossime settimane, è se è possibile ipotizzare un taglio da 15 miliardi di euro della spesa pubblica con la prossima legge di stabilità, tenendo conto che 10 miliardi (come previsto dalla clausola di salvaguardia inserita nella manovra di quest'anno) sono già impegnati per evitare l'aumento dell'Iva e delle accise sulla benzina nel 2016.
Per il Sud, il Governo ha in mente un intervento basato su forme di agevolazioni fiscali, fermo restando i vincoli di bilancio e tenendo presente la disciplina per gli aiuti di Stato.
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