A poco più di due mesi dal debutto dei nuovi obblighi antiriciclaggio, i liberi professionisti continuano ancora ad essere afflitti da molti dubbi. La segnalazione di operazioni sospette ricopre un aspetto delicato: il professionista deve tenere tutta una serie di comportamenti non sempre facili soprattutto nel senso di valutare se le segnalazioni effettuate siano eccessive o moderate. Soprattutto, si specifica che in nessun caso la segnalazione deve mettere in dubbio il fatto che il professionista venga a conoscenza dell’evasione di un cliente in quanto il denaro da questi sottratto allo Stato non costituirebbe, ai fini del riciclaggio, reato presupposto. Altri interrogativi continuano al alimentare l’aggiornamento dell’archivio unico. In particolare, la descrizione della prestazione fornita e quando la stessa deve essere considerata di valore indeterminabile. Con riferimento alla descrizione, per esempio, non è chiaro se questa deve essere puntuale oppure generica.
La nuova disciplina antiriciclaggio irrompe poi nell’organizzazione degli studi professionali e impone ulteriori adempimenti che presuppongono, oltre che competenze tecnico-giuridiche, anche nuove procedure interne. Lo studio si deve dotare di nuovi software applicativi, meglio se integrati con i sistemi gestionali e contabili già in uso, che consentano di effettuare soprattutto in tema di dati anagrafici anche dei controlli in termini di “coerenza”. Si dovrà integrare il contenuto dei mandati professionali oltre che formalizzare un organigramma, nel quale individuare i soggetti che a diverso titolo vi operano, specificandone le mansioni e l’eventuale ruolo nell’ambito della procedura antiriciclaggio.
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